Il volo dei cento bicchieri

Mi chiedevo che cosa avrei potuto condividere di quanto ho vissuto nelle mie vacanze. Il breve soggiorno presso la Comunità monastica di Bose è stato un tempo di riflessione, introspezione ed autentica accoglienza. L’ambiente respira del Lavoro dell’uomo e l’arte, silenziosamente, è un gradevole sottofondo. In ogni angolo ci si imbatte in magnifiche icone, arazzi o ceramiche realizzate dai monaci. www.monasterodibose.it  Credo sia interessante presentare l’opera che più mi ha intrigata… pensando ai lettori del nostro blog. Nella grande sala di lettura Emmaus campeggia, sul fondo, un’opera d’arte contemporanea dal titolo “Il volo dei cento bicchieri”. Una numerosa serialità di piccoli bicchieri in gres realizzati a Bose, sembrano spiccare il volo. L’originale allestimento è opera degli artisti Alfredo Gioventù e Daniela Mangini e della collaborazione dei monaci, e segna il confine tra arte ed artigianato. Le regole seguite per questa singolare composizione, sono quelle delle arti visive che elaborano e reinterpretano il lavoro dell’artigianato dei monaci di Bose. E’ singolare la capacità di coniugare l’estetica dei bicchieri di gres con i linguaggi artistici contemporanei.

Una struttura metallica tende i fili, quasi invisibili, ai quali sono sospesi i bicchieri. Sorretti da un sottilissimo supporto, sembrano librarsi nell’aria facendo svanire qualunque riferimento alle leggi fisiche della gravità, liberando i numerosi bicchieri dal peso che li costringe a terra. E’ il numero che porta a riflettere. Non importa se sono esattamente cento, ma è importante che siano tanti. Pochi bicchieri non avrebbero permesso questa sensazione. E’ nel numero che ci si aiuta a raggiungere vette alte. E’ un rapporto di solidarietà: ognuno nel suo piccolo e con le proprie caratteristiche di unicità contribuisce nell’elevare il proprio essere e quello dell’intera comunità. E’ interessante come questi oggetti, così composti, vadano oltre  se stessi  per diventare interpreti di un nuovo messaggio. L’opera è quasi uno strumento didattico in grado di stimolare chi la osserva nel ridefinire un proprio progetto di vita solidale e conviviale. Guardo con attenzione il mondo delle arti applicate e a questa fusione di artigianato artistico che spesso è stato dato per finito e incapace di dialogare con la contemporaneità. Dico che è uno strumento didattico perché sono convinta che la gente voglia capire e quindi non bisogna mai stancarsi di spiegare, sperando che altri più competenti, continuino questo inizio di conoscenze di fenomeni che interessano a tutti, per un maggiore sviluppo della creatività e, quindi, della personalità. Penso a quanti amino collezionare nelle loro case oggetti di ogni sorta che non vengono valorizzati e  sono riposti staticamente su ripiani o nelle vetrine. Un’attenta analisi per riscoprire i motivi di questa passione potrebbe essere utile per dare un nuovo senso a quanto collezionato partendo dagli spunti che l’oggetto ci offre cercando di portare nel rito dell’abitare nuove opere dalle forti capacità evocative.





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