non solo chi Vespa mangia le mele…

E così Steve Jobs non ce l’ha fatta. Il mondo perde un visionario: questo il termine più utilizzato in questi giorni per descrivere il mago di Cupertino. È sicuramente una bella espressione che, a mio parere, però riguarda solo una parte della sua personalità. Un visionario vive un po’ in un mondo a parte, Jobs invece il mondo l’ha trasformato, la sua parte di mondo è diventata anche nostra, le sue visioni le ha realizzate. Che c’entra con il tema del blog, direte voi? Beh, uno dei tratti portanti della filosofia del fondatore della Apple era proprio la volontà di coniugare l’innovazione tecnologica con il design e l’eleganza degli oggetti. Il logo della casa già parla per sé. Le sue intuizioni erano soprattutto volte a rendere il nostro contatto, ormai inevitabile, con gli strumenti della tecnologia il più armonioso possibile. Così sono nati col tempo il Macintosh degli anni ‘80/’90, di cui sono fortunato possessore, ora in esposizione nei musei d’arte contemporanea, il primo computer all-in-one,  con tanto di mouse e interfaccia grafica. Sono seguiti i modelli della famiglia iMac, di cui il modello G4 aveva l’aspetto di una lampada da tavolo con braccio snodabile mentre il successivo G5 lasciava per strada il case, cioè l’alloggiamento dell’hard disk, delle schede e del processore: rimaneva solo lo schermo piatto, il trionfo del design applicato alla tecnologia e alla facilità d’uso.  Quest’ultima è l’altra parola chiave del mondo Apple che si svilupperà poi in tutte le sue ulteriori declinazioni: iPod, iPhone, iPad, iCloud. Anche la denominazione dei vari prodotti risponde ad una precisa scelta estetica oltre che di fidelizzazione del consumatore. E il packaging ne era la diretta conseguenza: eleganza e sobrietà anche nelle scatole. Dunque case e uffici sobri, eleganti e funzionali. E così Steve Jobs non solo ci ha aiutato a scoprire e a capire le possibilità della tecnologia ma ha anche provato ad arredarci casa.       Luca





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