l’invasione dei pallogufo

Dopo tanti anni finalmente abbiamo ristrutturato le nostre terrazze. Non ce la facevamo più a vedere quelle vecchie mattonelle ormai segnate dagli anni e, questa estate, per forza o per amore, abbiamo deciso di fare il grande passo. Un mese di lavori e le ampie terrazze presentano un nuovo volto. Le mattonelle da noi preferite sono state posate in modo da dividere l’ampia superficie in aree geometriche che entrano in dialogo con l’ombra dei palazzi nel corso della giornata. Bellissimi quei segni che scandiscono lo spazio. Tutte le piante sono tornate al loro posto e sembrano avere assunto una nuova dignità. Felici una mattina usciamo per fare colazione sotto gli ombrelloni e … ORRORE!…

In più punti il pavimento era bombardato da “ricordini” di una colonia di piccioni che si erano stanziati sulle grondaie dell’edificio. Non è possibile! Il “fattore piccione” non era stato contemplato nel progetto.  In tanti nel condominio hanno lamentato per anni la presenza inopportuna di questi uccelli, ma a noi non avevano mai dato fastidio. Nessuno era stato in grado di farli decidere a traslocare. Basta! Chiedo a Franco, il portiere del nostro condominio che notte e giorno veglia su di noi con fare temerario. “Franco, come posso fare per liberarmi di questi piccioni?” Chiedo. Risponde: “ A- sparateje”. La risposta è secca e determinata da fare gelare il sangue e non concede repliche. Come faccio a sparare a quei poveri uccelli che nel frattempo hanno fatto pure il nido? Come fosse un segno, a Massimo cade l’occhio su un articolo che commenta la paura che il piccione ha degli uccelli rapaci. Sarà per questo motivo che il nostro vicino (quello del telefono, per intenderci) ha messo lungo la ringhiera del suo terrazzo due orrendi aquilotti? Non credo. L’avrà messi perché laziale. Allora la mente del mio PazzoGallina si è messa in moto: “Bisogna riempire il cielo di Gufi!” Ho disegnato una serie di grandi occhi di rapace che guardano con fissità. Incollati in coppie di due sui palloni gonfiati con l’Elio, a tarda sera sono stati fatti levitare fino alla sommità del tetto dell’edificio. In pochi minuti nel buio della notte numerosi occhi inquietanti scrutavano dall’alto le nostre terrazze, il tetto e i balconi. Un improvviso battito d’ali si è sentito nel silenzio. Un fuggi fuggi generale di piccioni, schivava i PalloGufo rischiando l’impatto. Per alcuni giorni, e dopo diversi cambi di PalloGufo, i piccioni volavano secondo traiettorie rettilinee e lontane dal nemico. Si guardavano bene dal sostare sulle nostre grondaie. Sono stati giorni di festa. La gente affacciata dai balconi salutava i “Gufi” con divertimento. Una nonna ha tenuto per ore il nipotino al davanzale della finestra nell’attesa di vedere comparire i PalloGufo spinti dal vento. I bambini al mattino salutavano i palloncini e, al ritorno da scuola nel pomeriggio cercavano i PalloGufo certi che erano lì ad aspettarli. Alcune persone ci salutavano con divertita gratitudine per l’allegria. Non credo abbiano capito la finalità della nostra iniziativa, ma di sicuro ci hanno preso per persone… diciamo… originali.

I piccioni se ne sono andati. Il pavimento è pulito ed un solo PalloGufo vigila ancora sulle nostre teste. Intanto un PalloGufo si è spostato al Tufello. Un’amica l’ha piazzato sul suo terrazzo e la nipotina, vedendolo dal cortile, pensa che la nonna dia delle feste. Bambini, seguite le indicazioni per realizzare gli occhi del PalloGufo. E se siete importunati dai piccioni… chiamate i PalloGufo.     per realizzare gli occhi del Pallo-gufo seguite le istruzioni 


 

 

 

 

 

 





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