C come Condividere
Questa volta vi racconto un’esperienza che mi ha messo di fronte all’evidenza che, effettivamente, un modo di vivere diverso è possibile!
Qualche settimane fa, invitati dal nostro amico Gino, abbiamo trascorso la domenica presso un’azienda agricola biologica che coltiva frutta e verdura rispettando i cicli della natura. Qui si produce e si fa economia in modo sostenibile ed ecologico.
Con una forma di abbonamento molto semplice, equologica, offre ai suoi soci la possibilità di ricevere a casa una cassetta di frutta e verdura che può variare dai 3 fino ai 9 kg, a seconda del bisogno della famiglia. L’Associazione consegna le cassette di frutta e verdura di stagione a domicilio; il pagamento è mensile ed anticipato, la qualità e bontà del cibo è garantita. http://www.equologica.it/servizi.html
Il posto è magnifico. Un casale antico ristrutturato e alcune piccole case immerse nel verde del Parco di Vejo, nella campagna romana. Tutto intorno coltivazioni e animali da cortile.
In questo contesto bucolico ci accolgono persone allegre e disponibili a chiaccherare che si distinguono dagli ospiti per avere il proprio nome scritto sulla maglietta. I nostri bambini sono invitati a partecipare alla semina di piantine varie guidati da due agronomi.
A pranzo, incuriosita da questo contesto così sereno, mi intrattengo con uno dei fondatori dell’associazione, Marco, e scopro che la storia di questo casale e di questa impresa sono inaspettatamente affascinanti e ricchi di significato.
Marco mi racconta che l’idea nasce da un gruppo di amici scout che 20/25 anni fa ha iniziato a lavorare insieme, gestendo la casa famiglia “Il Tetto” che tutt’oggi accoglie minori. Questi ragazzi, volenterosi e pieni di intraprendenza, si alternavano tra loro per gestire questa realtà educativa e di volontariato.
Il passare degli anni e la crescita personale e umana di ciascuno ha consentito a questo gruppo di amici di fare un salto di qualità e di passare dalla dimensione “assistenziale” a quella “esistenziale”. Dopo qualche anno, infatti, i ragazzi, iniziano a mettere su famiglia, decidendo di condividere la vita con un’esperienza totalizzante. Negli anni seguenti, il gruppo fondante, formato da 4 coppie, ha deciso di acquistare il Casale e di ristrutturarlo per andare viverci insieme. Qui sono nati o sono stati accolti 14 bambini assistiti ed aiutati, oltre che da 4 coppie di genitori, anche da una magnifica Tata. Questa grande famiglia composta oggi da 24 persone, condivide tutto: il progetto, gli spazi, le scelte educative, i bisogni, i problemi, l’organizzazione della vita familiare, le vacanze e le feste. Gli adulti lavorano tutti in città e si occupano di insegnamento e ricerca universitaria, di società di servizi. Con un’organizzazione meticolosa, riescono a gestire i figli che ormai sono quasi tutti liceali e frequentano scuole romane.
Gli spazi all’interno del casale sono pensati perché ciascuno abbia la propria indipendenza con uno spazio personale, ma molti sono gli spazi comuni dove condividere i momenti liberi. Nelle regole di questa originale famiglia c’è la possibilità di incontrarsi con appuntamenti fissi una o due volte alla settimana per un momento di condivisione che può essere relativo a problemi pratici di condominio o legato ad un momento di condivisione della propria vita. Ciascuno può raccontare qualcosa che gli è successo, che ha letto o che ha visto. Gli altri ascoltano, in silenzio, senza commentare o criticare. Ciascuno porta via con se un po’ della vita e delle esperienze degli altri.
Ma quello che mi è piaciuto davvero di questa Comunità è altro: è che ciascuno ogni giorno, tutti i giorni, liberamente, può decidere se riconfermare la sua partecipazione al progetto di condivisione. Tutto mi sembra pensato per essere in continua evoluzione, anche da un punto di vista architettonico, il casale è stato ristrutturato con questa filosofia di fondo. Gli spazi, infatti, sono stati pensati come nuclei abitativi distinti e predisposti già dall’inizio per essere eventualmente separati e resi indipendenti. Ogni nucleo familiare, può dunque ogni giorno confermare la sua volontà di appartenere alla Comunità senza che vincoli logistici o economici diventino coercitivi di una scelta esistenziale così significativa.
In altre unità abitative dislocate nel parco, vivono altre 7 famiglie che partecipano alla vita della comunità e alla gestione dell’azienda agricola. Anche loro partecipano attivamente alla vita del “condominio solidale” ed alle riunioni settimanali di ascolto condiviso. Il villaggio complessivamente, oggi conta 65 persone di cui 37 tra bambini e ragazzi!!!!
Non ho potuto fare a meno di domandare a Marco quale fosse l’idea, la filosofia di fondo, che li spinge a scelte così coraggiose in un momento in cui tutto va nella direzione opposta. La risposta è stata originale e quanto mai controcorrente: credono che la Condivisione tracci la via per la felicità!!!
vi invito ad un esercizio esistenziale ed intimo molto autoistruttivo…dopo aver letto il post, provate a chiedervi e io ce la farei a far parte di un condominio solidale????
Non credo che si possa fare un esercizio del genere. Una scelta di questo tipo è una scelta esistenziale, di vita. Va costruita piano piano. Va maturata e metabolizzata. Si cresce insieme e si scopre di avere un progetto in comune. Si fa un progetto di massima ma poi si elabora e si realizza un progetto esecutivo. Non ci si può affidare all’improvvisazione. Occorrono una meta condivisa e gli strumenti di attuazione. E’ come chiedere a due giovani che vedono una coppia di anziani coniugi felice di realizzare una vita uguale o, almeno simile. Quella felicità, che dura tanti anni, si costruisce giorno dopo giorno. Alcuni cominciano e non ci riescono, infatti. Non è detto che duri sempre. Dipende da te.
Ci vuole il tempo. Ricordo un’intervista di Indro Montanelli: lo scrittore rivolgendosi al giovane giornalista gli mostrava la sua giacca, una comunissima giacca non griffata, e disse al giornalista:”Vede questa giacca? Ha più di 60 anni. Lei non se la può permettere. E’ troppo giovane.” Le cose si costruiscono nel tempo e con le persone giuste. Potenzialmente tutti potremmo vivere l’esperienza di questi amici, basta volerlo ed essere disponibili ad una autentica condivisione… con tutte le difficoltà che, naturalmente, comporta.
Ho sempre creduto che la vita in comune, in cui c’è un’autentica condivisione, sia la strada per la felicità. Ammiro -e provo una invidia positiva- questo gruppo di amici che ha saputo realizzare questo sogno di sicuro successo, contro ogni logica di pensiero che ha voluto caratterizzare le nostre vite in autonomia ed indipendenza, chiuse in appartamenti, mistificandole in una forma di libertà. Vivere insieme è sicuramente difficile, ma lì dove esiste l’intelligenza, l’amore, ed una convivenza basata su autentici valori condivisi, dimostra che un altro modo di vivere è possibile. Non è la logica della comune o del condominio, qui c’è qualcosa di più; è comunità, appunto. Complimenti.
Meglio la comune ahahah http://bit.ly/Jlm7tI
Forse non volendo hai fatto un peana del mondo web 2.0. Condivisione!