Luoghi di notte

L’operazione Cieli Bui vuole misurare il contenimento e l’efficienza energetica per ridurre gli sprechi ed abbattere notevolmente l’inquinamento luminoso delle nostre città. Seguo con apprensione i provvedimenti che il governo vara in nome della stabilità economica e rifletto sul fatto che in questo ultimo secolo le nostre città sono altro rispetto alle città del passato che vivevano con il tempo segnato dal suono delle campane. Oggi la vita delle nostre città è non-stop: illuminate di giorno dalla luce del Sole e di notte dalla luce artificiale delle lampade disegnandole nel territorio con il loro essere uniche.

La luce!

La luce è la materia grazie alla quale l’architettura prende forma; è  il dispositivo per suscitare emozioni nelle rappresentazioni del paesaggio. Le Corbusier ci spiega infatti che “ gli occhi sono fatti per vedere le forme della luce”; naturalmente  si riferisce alla luce del Sole, del gioco di luci e ombre che ”rivelano le forme”. Tutta l’architettura dei volumi, dei chiaroscuri e dell’evidenza plastica è legata alla luce naturale. Parallelamente Louis Kahn ci dice che i volumi sono forme vive e parlanti, forme che devono il loro esistere alla luce;  nei suoi quadri interpreta la luce del Sole come colore forte, esagerato, non reale. Le Corbusier e Kahn, eredi della cultura classica greco-romana, controllano la luce con le loro opere: il primo attraverso schemi piani, il secondo attraverso i volumi che mediano il passaggio della luce all’interno. Ma ormai, da più di un secolo, facciamo i conti con la luce artificiale: l’illuminazione notturna delle nostre case e delle nostre città fa vivere emozioni nuove che secoli fa non erano immaginabili. Penso ad Hedward Hopper, ai suoi quadri che raccontano la società americana, nei quali vede la luce come elemento che caratterizza la condizione urbana dei suoi quadri e rappresenta i suoi interni con tagli di luce che procedono dall’esterno urbano verso l’interno architettonico o nei suoi notturni dall’interno degli edifici all’esterno urbano.

Le immagini notturne dagli anni ’30 in poi, diventano l’emblema dell’energia delle metropoli. Tutte le forme di comunicazione – teatro, cinema, televisione – si impadroniscono di questo palcoscenico nel quale il buio è la scenografia sulla quale la luce disegna gli eventi. Finestre illuminate, fari e riflettori, tubi al neon e pixel di luce digitale disegnano immagini effimere che rendono i notturni delle metropoli a volte unici come Roma e Parigi, molte volte tutte uguali. La luce, grazie alle moderne tecnologie, è diventata protagonista indiscussa anche nella visione notturna delle nostre città.

In una simulazione al computer di un mondo totalmente avvolto dal buio, emerge con chiarezza la distribuzione delle ricchezze dell’intero pianeta. La maggior parte della superficie terrestre è al buio, mentre è evidente il ricco mondo occidentale con la sua esplosione di luce artificiale. Prepotentemente la luce della notte sottolinea la contraddizione di uno sviluppo esagerato anche nelle emergenti metropoli del terzo mondo. Le nostre città hanno bisogno della luce e delle ombre per caratterizzarsi.

Leggendo Umberto Cao mi sono ricordato quando da studente il lavoro certosino era quello di  “disegnare le ombre” il cosiddetto “planivolumetrico” cioè una planimetria generale vista dall’alto con le ombre convenzionalmente a 45° per rappresentare un luogo urbano. Anche quando dovevo fotografare un soggetto architettonico  per cogliere la massima “espressione volumetrica” dovevo  aspettare la condizione ottimale dell’incidenza dei raggi del Sole sulle superfici. Era sempre la luce del Sole a determinare le forme della citta nelle ore del giorno. La luce notturna artificiale della città ribalta il punto di vista della visione dei volumi degli edifici e riesce a suscitare quelle emozioni che hanno reso celebre il Nightawks di Hopper.

Nell’architettura degli ultimi anni ha assunto sempre più importanza la ricerca del trattamento delle superfici degli edifici:  una pelle che viene trattata come uno schermo di un computer sul quale sperimentare nuovi materiali e tecnologie al fine di ottenere superfici profonde eliminando  il concetto di facciata bidimensionale. La smaterializzazione dell’involucro dell’edificio, sia nella realtà sia  nei disegni del progettista, ha attivato una pratica della rappresentazione notturna per sottolineare la vita della forma architettonica oltre l’illuminazione diurna.

L’effetto notte delle nostre città diventa sempre di più l’alter ego dell’effetto giorno. Non possiamo più immaginare delle città che, tramontato il sole,  sprofondino nel buio. Le decisioni parlamentari del nostro paese in nome della Legge di Stabilità sui consumi energetici, ha fatto sicuramente gioire l’associazione Cielobuio che da quasi 15 anni si batte contro l’inquinamento luminoso delle nostre città. Ho sempre sostenuto l’iniziativa “Mi illumino di meno” e credo fortemente nella necessità di abbattere le forme di inquinamento luminoso soprattutto per le patologie legate all’insonnia e per proteggere la fauna notturna, gli uccelli migratori e gli insetti. L’operazione Cieli Bui stabilisce un intervento graduale di spegnimento dell’illuminazione o del suo affievolimento durante le ore notturne individuando le aree della città nelle quali è possibile intervenire; passo successivo sarà quello di individuare le modalità di ammodernamento degli impianti di illuminazione con sostituzioni tecnologiche all’avanguardia puntando all’obbiettivo di una maggiore efficienza energetica dei dispositivi di illuminazione.

La strada è lunga ma la mia preoccupazione è che in nome di tagli economici venga propagandata una iniziativa ambientalista che, una volta passato il momento di difficoltà economica, rischia di essere accantonata perché non si sono formate le coscienze delle persone. Partendo dalle nostre case dovremmo prestare maggiore attenzione al risparmio energetico e all’utilizzo di elementi di illuminazione che indirizzino il fascio di luce dove serve evitandone  la dispersione verso l’alto. Particolare attenzione  deve essere prestata all’esterno, sui  terrazzi e  nei giardini, utilizzando  lampade che evitino di disperdere  il fascio luminoso invadendo gli spazi dei vicini e, soprattutto, il cielo. La tecnologia ci offre lampioni a LED che dimezzano i consumi energetici, lampade ad alta efficienza con un risparmio del 70% e molto altro;  quello di cui c’è bisogno è  un tempestivo intervento collettivo  sapiente senza farci cadere in un nuovo MedioEvo.  Senza spegnere le luci della nostra emozione.





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