aprire le case
Aprire la nostra casa ad un ospite inatteso. Come ci fa reagire? Non è scontato che tutti noi si sia pronti ad accogliere e offrire un posto per dormire ad uno sconosciuto.
Quest’ anno è Roma la città europea che la Comunità di Taizè ha scelto per organizzare il consueto Pellegrinaggio di fiducia sulla Terra; durante le feste natalizie dal 28 dicembre al 2 gennaio, si muoveranno giovani che provengono da tutta Europa.
In occasione dell’anno della Fede, indetto da Papa Benedetto XVI, si prevede l’arrivo a Roma di circa 40-50mila giovani che le parrocchie romane dovranno ospitare.
Le parrocchie stanno mettendo a disposizione le loro strutture per alloggiare i pellegrini e dare loro una colazione, ma chiedono alle famiglie un aiuto visto il numero così elevato di giovani che arriveranno.
Ogni famiglia romana si trova nella condizione di doversi interrogare se offrire o no la propria disponibilità ad ospitare, dando un letto ed una colazione ad uno o più giovani che durante il giorno andranno a pregare nelle Basiliche e sulle tombe degli Apostoli.
Aprire la nostra casa non è sempre facile; condividere i nostri spazi, i nostri oggetti.
Provo a fare un’analisi dei pro e dei contro.
I pro sono tutti legati al valore dell’ospitalità: allarga gli orizzonti, regala gioia di vivere, allevia la solitudine.
I contro prevedono che dal 28 dicembre al 2 gennaio non si debba lasciare la città, che tutte le mattine ci si svegli presto per preparare la colazione all’ospite, che la nostra casa inevitabilmente venga “occupata” stravolgendo i ritmi e le abitudini quotidiane.
Questi contro non sono, ovviamente, considerati tali da coloro che danno all’accoglienza un valore aggiunto alla loro vita e sono abituati ad ospitare amici e parenti in transito nella propria città.
Certamente in questo caso parliamo di ragazzi estranei che forse non parlano neanche la nostra lingua.
La nostra casa, il nostro nido. Fermiamoci un momento a pensare.
Sono disponibile ad ospitare un pellegrino? Sono pronto a condividere la mia cucina, il mio bagno?
Se i pellegrini fossero accolti dalle famiglie le parrocchie sarebbero sollevate dallo sforzo di servire migliaia di colazioni con tutta l’organizzazione che richiede: quella dei volontari che le devono preparare, servire e rassettare i locali; quella per garantire il fabbisogno di latte, zucchero, biscotti, piatti, bicchieri e quanto serve per una semplice accoglienza.
Per comunicare la disponibilità ad accogliere i giovani vi invitiamo a dare l’adesione andando sul sito http://www.taize.fr/it_article14267.html
Ragazzi !!!!! chiedete, se avete gente che accogliete, a Marina di farvi i “casse-croutes tunisiens” !!!!!!!!!!!!!!!!! è une pura meraviglia !!!!!
Les Casse-croute sommes juste pour la famille! BY!!!
Grazie Federica della tua esperienza scritta e testimoniata! Grazie il consiglio e’ prezioso!
Abbiamo aperto con molta gioia la nostra casa per accogliere i giovani di Taizè…nei giorni precedenti il loro arrivo i miei due fantastici figli, incuriositi ed eccitati, facevano scommesse sul paese di provenienza ed il 28 pomeriggio abbiamo conosciuto Luba e Olena, 2 giovani e simpatiche ragazze ucraine. Vi dico che per noi è stata ed è un’esperienza meravigliosa; la sera quando tornano, dopo l’intera giornata trascorsa fuori, ridiamo e scherziamo d’avanti una fumante tazza di tè caldo mangiucchiando dolci di Natale preparati dai miei ragazzi. Sentirci parlare deve essere divertente, un miscuglio di parole ucraine, italiane ed inglesi…un bel minestrone, ma ci capiamo perfettamente. Una parte di mondo è entrata nella nostra famiglia. Un consiglio?? Apritevi al mondo e lasciate che entri nelle vostre case.
Federica M