Meglio MasterChef
Sono stata colta da un dubbio: guardo Santoro che ospita Berlusconi o mi vedo una bella puntata di Master Chef?
Il dubbio, in verità, non è durato a lungo: tra lo sguardo seducente dello Chef Cracco e la maschera siliconata dell’anziano sig. B., ho preferito Cracco!
Master Chef è un cooking show tra i più seguiti sulle varie reti televisive. E’ una gara tra aspiranti Chef in cui selezionano i candidati sottopponendoli a giudizi severi e prove sotto pressione (pressure test) fino ad arrivare a promuoverne uno solo agli onori della gloria televisiva.
La cosa che mi sembra più interessante da osservare è come questi programmi televisivi dedicati alla cucina rappresentino un fenomeno che cambia i gusti e le abitudini delle persone.
Alcuni giorni fa, in una libreria romana, un ragazzo di circa 11 anni mostrava con entusiasmo alla mamma un libro di cucina, credo di un cuoco visto in tv, e le spiegava la ricetta che avrebbe voluto provare appena sarebbero tornati a casa. Io lo osservavo in silenzio e seguivo la scena chiedendomi: la televisione ora gli offre questa moda, chissà se la cucina si trasformerà in un vero interesse per lui.
Questa passione per il cibo è sempre più dilagante: ogni giorno nascono nuove scuole di cucina, nuove trasmissioni televisive e nuove riviste dedicate al tema. Vengono immesse sul mercato centinaia di piccole attrezzature indispensabili per una cucina à la page: tagliatutto, sminuzza, colora, riempi, farcisci, decora … il vecchio tagliere di legno e il mortaio sono ormai circondati da altri mille piccoli aggeggi di ogni tipo, per lo più, inutili.
Ora il punto è capire se queste mode che ci condizionano nelle scelte possono davvero influenzare il nostro futuro in modo positivo.
Sempre più frequentemente mi capita di conoscere persone che, pur avendo compiuto studi superiori, si dedicano con passione all’arte culinaria fino a sperare di farne una professione.
Questa è anche la storia di Barbara con una laurea in Lettere Moderne, una tesi in Storia del Cinema e un passato come Addetto Stampa di un deputato.
Barbara, ancor prima che nascesse questa nuova tendenza, segue un corso di cucina di un’importante scuola romana, Italian Genius Academy, fa un durissimo tirocinio nella cucina dello Chef stellato Cristina Bowerman e poi una mattina si alza e prepara i bagagli per andare a cercare fortuna a Londra.
Dopo tanti anni dedicati con impegno ad un lavoro che non la gratificava e non le dava certezze per il futuro, oggi è soddisfatta, anche se stanca morta. E’ una fatica sana, quella di oggi, perché si dedica ad un lavoro che sfianca, ma che le permette di essere indipendente e felice. Barbara lavora al Kitchen Italia, un ristorante italiano nel cuore di Londra, come Chef de partie. La sua cucina è una specie di alternativa alla famiglia di origine, dove non si parla italiano, ma si parla addirittura romanesco! I proprietari di questo locale sono ragazzi Italiani, romani del Trullo. Sono tutti giovani, partiti a 18 anni da casa; con pazienza intelligenza e duro lavoro hanno creato questo spicchio di Italia nel cuore di Londra. Il Capo Chef, 26 anni, anche se ha interrotto gli studi troppo presto, è un appassionato di storia e filosofia e il suo secondo in cucina, ha 21 anni ed è anche lui italiano. Poi c’è anche Prisco, ingegnere civile che arriva da un paesino di 2000 anime in provincia di Cagliari, cerca di imparare l’inglese per diventare un bravo ingegnere, ma intanto prepara buonissime pizze e primi piatti per i londinesi.
Barbara, oltre al lavoro, progetta di poter organizzare cene italiane nelle case dei londinesi www.italianpassionfood.co.uk e sogna di aprire il suo ristorante Sardo a Londra che chiamerà Montresta, come il paese dei suoi genitori. Questo è solo l’inizio della sua vita da Chef, chissà quanta strada ancora dovrà fare per imparare e per crescere professionalmente, chissà se nella sua cucina londinese ci sono centinaia di piccole attrezzature per rispondere ad ogni esigenza e se il tagliere e il mortaio sono abbandonati in un angolo oscuro della credenza. Forse più che la moda, il segreto per il successo è la passione!
Un bravo Prof.Commenta
http://notizie.tiscali.it/socialnews/Lodoli/6164/articoli/Solo-i-ricchi-mangiano-le-cose-giuste-per-gli-altri-per-fortuna-c-McDonald.html
Facciamo così: siete tutti inviati a pranzo sul nostro terrazzo, appena il tempo lo consentirà, per un simposio sul ruolo educativo-architettonico-culinario della TV nella società moderna.
Relatori:
Stefano D.P. “Li mejo sonni me li so fatti sul divano davanti alla TV”
Gicomo C. “Come vivere e bene senza la TV”
Matilde D.P. “Mamma, la prossima volta ti vedi Silvio o vai a nanna”
Barbara C. (via Skype) “La prossima volta vado a lavorare all’appetitosa”
Daminao e Niccolò P. “Le contaminazioni salentine nella cucina abruzzese”
Ci insegnano fin da piccoli a non giudicare un libro dalla copertina. In questo caso non giudicare masterchef da Crozza.
Tutti siamo consapevoli che il cibo non va sprecato, perché altre persone soffrono e via dicendo, ma tutti (almeno spero) sappiamo anche che loro tre lo fanno per scena.
Pensate solo per un momento se dovessero dire: ” scusa ma il tuo piatto è leggermente sbagliato, ci dispiace immensamente ora torna a posto, dai che si recupera”, beh secondo voi l’audience sarebbe lo stesso così alta. Io direi proprio di no.
Il programma si fonda sul fatto che i futuri chef devono essere anche “educati” alla vita che voglio accingersi a fare.
Rimango del parere che il programma è validissimo, che se dovessimo ragionare con la mentalità che voi avete esposto, per il resto delle cose che ci circondano saremo “fritti” per rimanere in tema.
Una masterchef fan.
Finalmente una giovane! Benni, non è questione di giudizio. Poi tantomeno si può giudicare Masterchef guardando Crozza. Che piaccia una cosa va benissimo ma dobbiamo avere gli strumenti per poter avere uno sguardo critico. Attenta! Non stiamo parlando di un libro, anche se di fatto il libro lo si giugica anche dalla sua copertina. Quelli che citi sono solo modi di dire. La ricercatezza estetica influisce fondamentalmente sul contenuto delle cose, in bene ed in male. Rileggi tutti i post dell’intero anno di vita del Blog… troverai un filo conduttore eccezionale. Tu sei giovane e devi promuovere un nuovo modello di vita. Oggi un giovane dovrebbe ragionare in un modo nuovo. (Non si comprende bene la parte finale del tuo pensiero). Nel tuo commento non sei di parte, rimani sempre con i piedi in due staffe. Rileggilo con attenzione.
Il Format è così: loro fanno tutto per scena e tu speri che il pubblico se ne renda conto. Mi Hai confermato che c’è una gran voglia di vedere le persone sgridate e ammonite pubblicamente in nome del successo. L’audience non giustifica qualsiasi comportamento. Non è una questione di cibo e basta, è una questione che si trasmette un atteggiamento negativo. Le modalità educative proposte non sono da presentare in televisione, ma devono restare tra le mura di una scuola di cucina. Ti pacerebbe essere messa alla berlina se vai male all’interrogazione o se il lavoro che hai svolto non è valido? Ci si forma a scuola per essere forti nella vita. Un educatore forma i caratteri e non umilia pubblicamente.
Comunque siamo andati fuori tema: l’intervento di Gino era una provocazione. Ritorna a sentire il monologo del pasticcere Veroli del film “La finestra di fronte” e rileggi l’esperienza di Barbara.
Ragazzi vi siete scatenati 🙂
Il cibo è sacro, il cibo è un diritto… sempre bene ribadirlo e sia.
Mo dire che Cracco è un ciarlatano… nel suo campo è un genio. L’avete mai visto cucinare? E’ vera arte. Altro che ristoratore….
Certo è un uomo poco colto se vuoi anche un po’ rozzo. E per questo, abbagliato dalla notorietà,certe volte prende degli scivoloni quando ha che fare con i mezzi di comunicazione.
Non credo di scandalizzare nessuno se dico che c’è anche il diritto al gusto. Io l’ho imparato dal cuoco del Centro Astalli che la sera prepara cene a cinque stelle e di giorno serve da mangiare per 400 rifugiati cucinando con la stessa passione e la stessa cura che impiega la sera. Lui dice che servire un piatto buono e curato, anche bello a vedersi, è un modo per dire sei il benvenuto.
Certo si può discutere fino alla morte dello show… è sicuramente discutibile sui messaggi che passa… ma non credo sia questo il punto del post pubblicato su questo blog. Del resto non è un programma con finalità educative, nè è un programma pensato per bambini. La versione di masterchef australia dedicata ai bambini è molto ma molto diversa. Lì il cibo viene considerato una continua scoperta e il cucinare una grande festa.
Ci starei molto attento ad essere così equilibrato. Io con i giovani ci lavoro e vedo bene i messaggi che passano. Attenzione. Il monologo di Massimo Girotti insegna. Perché non vediamo?
Ragazzi, ma voi lo avete mai visto Master Chef??? Perchè parlate delle battute che fa Crozza prendendo in giro Bastianich che un super manager, mai stato tra i fornelli, figlio di immigrati italiani negli States che ha fatto la sua fortuna con i ristoranti in tutto il mondo, ma io parlo di un’altra persona…
Cracco ha le mani di un uomo che lavora. Sono rovinate dall’acqua, dall’umidità della cucina, dal calore dei fornelli. Ha frequentato la scuola professionale alberghiera, ha sempre lavorato per altri. Marchesi lo ha lanciato, affidandogli il suo ristorante. Io faccio sempre, sempre il tifo per chi lavora, e per chi lotta per migliorare…anche se poi diventa una star.
E’ come fare il tifo per uno sportivo che dalle garette dell’oratorio arriva a fare le olimpiadi… io faccio il tifo per lui anche se sale sul podio!
Angela, non capisco. Il lavoro nobilita. Io conosco solo gente che si è realizzata attraverso il lavoro. Solo attraverso il lavoro ci si realizza e si riscatta la propria condizione. Si diventa anche Star. Perché no? Mica è peccato? Anzi! Ma questo non ti autorizza ad offendere. Chi ha dei Talenti ha la responsabilità di promuovere lo sviluppo dell’altro. Diventi un educatore. L’intelligenza deve portarti a non lasciarti intrappolare nei meccanismi di un sistema, anche se questo ti comporta dei mancati riconoscimenti. Probabilmente, pensando a Barbara, se avesse incontrato Veri Maestri forse non avrebbe dovuto lasciare il suo Paese.
Angela, le tue qualità culinarie non sono tra le doti migliori che hai ma credo che nessuno a casa vostra abbia mai buttato nel lavandino una pietanza che hai cucinato dicendo “se io mangio questo muoro”
Il rispetto per il cibo credo valga a prescindere dal sapore, anche per chi ha le mani segnate dalla fatica.
Sopratutto se sai che il tuo modo di fare può diventare uno stile di vita… diseducativo!
Da più parti ho letto che Materchef sostiene il banco alimentare a cui regala quello che preparano… immagino ad eccezione di quello che buttano nel lavandino quando il piatto non piace allo chef!!!
E’ questo che trovo immorale. Io sono stato cresciuto con una educazione probabilmente tropo rigida: la parola “schifo”, per esempio, non si usava mai per definire la qualità di un cibo. Ancora oggi non lo accetto dai ragazzi quando definiscono il cibo uno schifo e lo risputano nel piatto. Non si è costretti a mangiare una cosa che non piace, ma si esprime il disappunto con un “non mi piace”. A buon bisogno: non piace, ma si finisce lo stesso perché non si muore di certo per aver mangiato una pietanza che non risponde al proprio gusto. …ci sarebbe tanto da dire, ma questo è lo specchio dei tempi. Noto che l’educazione che hanno i ragazzi figli di immigrati, in questo, è ben superiore ai figli di tanti italiani. Speriamo che non vengano rovinati da certi esempi e stili di vita proposti dalla televisione.
Grande Gino!!! Un personaggio davvero triste questo cuoco. Un ristoratore, che per conquistarsi la gloria garantita dai mass media usa dinamiche di comunicazione dalla più scontata strategia. E’ il segno dei tempi: caratterizzarsi con atteggiamenti da star in tutti i campi professionali. Non si ha più niente da dire e quindi ci si fregia del titolo di Star. Ma dietro c’è il vuoto. I veri Maestri hanno sempre lavorato con umiltà e rispetto promuovendo la crescita ed il miglioramento dell’altro. Proprio perché si ama quello che si fa si valorizza l’altro e lo si educa a migliorare. Memorabile la figura del pasticcere Veroli -Massimo Girotti- nel film “La finestra di fronte” quando fa capire alla protagonista -Giovanna Mezzogiorno- di avere ridotto ad un hobby la sua passione per la preparazione dei dolci. Questo personaggio televisivo offende, prima di tutti se stesso. http://www.youtube.com/watch?v=6u2aXT-C7eI
Brava Barbara!!!
Quei tre cialtroni si meritano di essere messi a manioca e acqua a vita, come la maggior parte della popolazione mondiale che muore di fame… e poi costretti a vedersi la loro “l’apologia” fatta da Crozza: http://www.la7.it/crozza/pvideo-stream?id=i658062 e http://www.la7.it/crozza/pvideo-stream?id=i658060
Un caro saluto, Gino
Cara Barbara, grazie per la tua testimonianza di Vera e Autentica Vita. Sono pienamente d’accordo con te. La nostra società in Italia ci vuole educati alla competitività. Si mistifica anche una competitività positiva in cotrapposizione ad una competitività negativa. La competizione è solo negativa. E basta! E’ nella logica della condivisone, di stimarsi a vicenda ed esaltare i talenti dell’altro che si cresce e si è migliori. Anche io nella mia vita ho fatto scelte forti, lontane dalla logica del mero profitto e dell’autocelebrazione ma, credimi, anche da chi mi è più vicino spesso mi sento dire di non essere credibile perché i miei studi, i miei pensieri non sono istituzionalmente riconosciuti… e quindi di minore valore. Fare comprendere quanto sia bello alzarsi ed impegnarsi in quello che si crede rende felici. Ci vuole passione, che è autentica sofferenza. E’ difficile fare comprendere questo concetto. Provo pena per coloro che non lo capiscono e che non si accorgono di avere diamanti a colazione.
Per citare il grande Lorenzo: “Con la passione che rende amica la sofferenza”. Penso che ogni strada che prendiamo non sia importante solo per il cammino che facciamo ma per tutti quelli che incontriamo e che camminano al nostro fianco. Senza Federico, Luca, Sandro, Prisco, Alessio, Anmol e Pobim questo viaggio nella cucine londinesi non avrebbe alcun senso.
Nelle scuole italiane ci insegnano ad essere competitivi, ad essere sempre i migliori, perché solo così possiamo raggiungere uno status sociale che ci faccia sentire ammirati e rispettati dal mondo costituito. Non ho mai ceduto a questo stupido gioco al massacro. Il mondo siamo noi e non conta il nostro titolo o il nostro lavoro riconosciuto dai più. Di vita ce n’è una sola e io non la voglio sprecare a inseguire ciò che gli altri si aspettano da me ma quello che io voglio per me ed io voglio essere semplicemente felice. Ed ogni mattina quando mi alzo e so che andrò a lavare, tagliare, cucinare: verdure, carne, pesce, pasta e pizza fra le chiacchiere e le risate dei miei colleghi amici, io mi sento leggera e piena di energia anche sapendo che dovrò lavorare 12 ore al giorno. Questa è la mia vita, la sento scorrere finalmente nelle mie vene e a quarant’anni mi sembra di essere giovane e immortale. E con questo ultimo delirio di onnipotenza, vi auguro buonanotte :-). Grazie Angela Maria.
Ma guarda tu, uno stravolgimento dell’esistenza per raggiungere la propia felicità… Che altro desiderare dalla vita? Non posso essere più d’accordo con quello che scrivi, non importa quanto si lavori, quanto si fatichi, cosa si faccia, ma come si affronti la vita, con quale spirito e cosa sia per ognuno di noi importante e di valore. Sono davvero felice per te perchè in quello che hai scritto leggo anche la gioia di vivere, di essere realizzata, una sorta di pace con se stessi che non è affatto comune, il tutto “alla tua maniera”. Congratulazioni!!!