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se la casa è un ospedale….

In Italia non esistono più dal 2001: con una legge dello Stato sono stati chiusi, ed al loro posto sono stati istituiti i Gruppi Appartamento e le Case Famiglia: sono gli orfanatrofi, dove venivano raccolti e troppo spesso cresciuti,  bambini senza famiglia o bambini i cui genitori non erano in grado di occuparsi di loro.

Oggi i Gruppi appartamento e le Case Famiglia, seppur con qualche differenza tra loro, sono organizzati come piccole comunità con un massimo di 6-8 bambini seguiti da operatori professionalmente preparati.  Gli alloggi sono spesso abitazioni di uso civile: appartamenti  con spazi individuali e spazi di condivisione. Ognuno ha il suo “luogo” per giocare, dormire e studiare.  Naturalmente, come in ogni famiglia,  alcuni spazi sono condivisi.  Ciascun bambino ha un progetto personalizzato che tiene conto delle condizioni di partenza, e delle caratteristiche personali, tentando in primo luogo  il recupero della relazione con la famiglia di origine, in alternativa cerca una possibilità di affidamento presso una famiglia terza.

Se siete incuriositi ed interessati dal mondo dell’affidamento di minori e volete informazioni specifiche su quest’argomento potete consultare il sito dell’Associaizone AIBI (Associazione Amici dei Bambini)  http://www.aibi.it che il nuovissimo sito, www.affidoatuttotondo.it.

Il post di oggi è dedicato ai bambini soli di una realtà lontana dall’Italia: l’Orfanatrofio “Rita Zniber”, che ospita a Meknes, in Marocco, bambini e ragazzi destinati all’adozione.  L’affidamento alla struttura per alcuni temporaneo, in pochi mesi vengono destinati a famiglie che se ne prenderanno cura; per altri bambini, soprattutto i maschietti, può durare diversi anni.  Inoltre, i tempi si allungano in modo inversamente proporzionale alle condizioni di salute dei bambini.  In questa struttura, tra mille difficoltà i volontari, coordinati da Frate Pietro Pagliarni, cercano di offrire formazione e gioco ai piccoli, che vivono al quinto piano dell’Ospedale pubblico di Meknes “Mohamed V”.

Simona e i ragazzi intenti nella creazione

Qui  la Casa di ciascuno di questi bambini è rappresentata dalle grandi stanze dell’ospedale,  ed io non posso non paragonare questa realtà, con quella dei nostri figli, di cui parliamo anche nel post “Una tana per Sara e Giulia” di un paio di settimane fa. I ricordi dell’infanzia saranno tutti legati a questi luoghi anonimi e privi di storia ed identità personale.

In questo centro a Meknes, i bambini sono seguiti dalle instancabili educatrici marocchine e, come dicevamo, anche dai volontari italiani. La vita per i piccoli non è certo insopportabile, però i bambini non hanno spazi propri, definiti, nei quali identificarsi, nè oggetti propri: condividono tutto tra loro.  Il vuoto della mancanza dei genitori è sottolineato dalla mancanza di un luogo di identità, di una “Tana“, appunto.Anche tra i giochi non c’è nulla che appartenga a qualcuno in particolare: non un peluche, nè una bambola. I giochi della ludoteca appartengono a tutti e tutti li possono utilizzare, ma sono lasciati in questa stanza e nessuno se ne impossessa.

Questa è la filosofia di chi   ha la necessità di gestire con pochi fondi, molti bambini. Gli spazi di vita sono sempre vissuti insieme: c’è la stanza ludoteca, che contiene giochi e piccole scrivanie; uno spazio per il sonno, con lettini gli uni vicini agli altri ed una zona dedicata al pranzo. Nella grande terrazza si trascorrono le serate estive in allegria, con i volontari. Si balla e ci si diverte con un po’ di musica e molti palloncini.

Anche quest’anno, lo IALS,  storico centro di formazione, ricerca e produzione di spettacolo, in via Fracassini a Roma, organizza una serata di beneficenza per La ludotecaraccogliere fondi, con l’obiettivo di acquistare il materiale per la formazione, da fornire alle operatrici marocchine del centro e per finanziare le attività di animazione, gioco e festa per i bambini, che dal 2010 vengono organizzate una volta a settimana da due animatori del posto.

“Chokhran”, che in Marocchino vuol dire “Grazie” è un happening di improvvisazione coreografica, proposto al pubblico, con ingresso a sottoscrizione. Gli artisti coinvolti nel progetto sono il musicista Oscar Bonelli e i danzatori Benedetta Capanna, Fabio Ciccalè, Brunella De Biase, Stefano Fardelli, Gea Lucetti, Giordano Novielli, Paola Sorressa e Marco Ubaldi.

Vi voglio invitare a questa serata DOMENICA 2 GIUGNO alle 19.00 a Roma, Via Fracassini, non per la “solita” serata di beneficenza, ma per aiutare questi bambini a costruire quello che un giorno sarà ricordo della loro infanzia.

 

 

 

 

 





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