Lurta
Sembra quasi un Mantra.
La crisi che stiamo vivendo ci pone insistentemente davanti ad un bivio.
E’ sempre più una emergenza il recupero dei Valori che la società consumistica ha decisamente seppelliti e che, nutriti da ritrovati bisogni fondamentali, sembrano di nuovo germogliare. Credo che siamo arrivati al giro di boa: è il momento della Verità. I governi che ci chiedono continui sacrifici, che modello di sviluppo economico intendono promuovere? Quale rivoluzionario ordine economico sostituirà il valore del denaro e della logica del mercato, scalzandoli dal primo posto? Il rilancio dei consumi! Ma siamo sicuri che questa non sia altro che il perdurare della bugia che ci è stata propinata per decenni?
Investire nella persona, credere di più nell’altro e meno nelle cose che possiede, sembra quasi un nostalgico ritorno al passato. Questo forse non è auspicabile, ma si può uscire dall’individualismo in cui la fallimentare società opulenta ci ha trascinati per aprirci ad una più autentica comunicazione ed a una costruttiva solidarietà.
Forse non è più possibile vivere il vissuto emozionale della passata generazione, con meno cose ma più Valori e Ideali. Investire sulla persona è l’unica strada da percorrere e questo, purtroppo, anche se sta accadendo non avviene per un impegno collettivo di maturata coscienza, ma solo per necessità.
Comunque questo è ciò che accade.
Dico questo perché sempre più spesso mi capita di imbattermi in personaggi dei quali condivido il pensiero. Oggi sembra quasi una moda, ma per me l’attenzione all’autentico, ai valori forti, è stata sempre una esigenza. Una ragione di vita.
E’ dal 29 novembre dello scorso anno che voglio parlare di uno di questi personaggi: Lucio Cottafava.
Lucio ci ha scritto e probabilmente pensa che lo abbiamo snobbato. Assolutamente no!
Il fatto è che quello che ci propone è veramente particolare –per non dire unico- che ci piace aggiungerlo come un tassello in quel mosaico di intraprendenza che stiamo scoprendo esistere con il nostro Blog.
Con una lettera amichevole Lucio ci ha contattati presentandoci il suo lavoro. “Sono un artigiano/designer, chiamatemi come volete, che ha una vera passione: inventare e costruire arredamento moderno con materiali il più possibile naturali”. Si presenta così e visto che possiamo chiamarlo come vogliamo, io lo definirei un Artidesigner.
Il suo lavoro sembra mettere in relazione l’Arte, l’Artigianato e il Design. Come un Artista, Lucio, sperimenta e traduce in oggetti la sua fantasia, lontano da apparati di ingegnerizzazione e dipendenza dal calcolo economico. Come un Artigiano ne raccoglie l’eredità, si aggiorna e sperimenta. Si promuove senza grande pubblicità lavorando non sull’immagine ma su valenze più concrete, su commissione, superando il criterio di domanda e offerta dettato dal mercato. Come un Designer mantiene l’interesse per il lavoro progettuale ma anche la flessibilità di poter correggere in fase esecutiva; utilizza materiali tradizionali senza disdegnare quelli neotecnici, lavorandoli comunque a modo suo.
Guardando gli arredi realizzati da Lucio, sembra che i suoi pezzi abbiano un Valore ideale, non sono solo belli da vedere, da contemplare, ma comunicano la tecnica ed il lavoro pratico, manuale, qualità che implicano il fare veicolando l’idea del bello prima al Fare che alla Contemplazione. Questo binomio –Fare, Contemplazione – è molto presente nell’arte contemporanea.
Qui l’artigiano non demanda alla macchina o all’industria la funzione dell’esecuzione pratica e della riproduzione seriale. La macchina sembra servire solo come medium per realizzare prodotti unici, autentici e veri.
Analizziamo gli arredi di Lucio: sembrano quasi didattici.
Nel suo lavoro non traspare solo una conoscenza che significa fare ma, didatticamente, si risolve in un imparare facendo; ogni pezzo sembra essere la conclusione di un percorso nel quale è in embrione qualcosa di nuovo che si esprimerà nel lavoro successivo.
Da architetto comprendo benissimo la crescita artistica di Lucio. Come lui mi lancio in idee elaborate per me da proporre poi agli altri.
Lucio ha cominciato a realizzare letti a baldacchino dopo che ne ha realizzato uno per la sua nuova casa. Da qui ha prodotto una linea molto originale arrivando a creare il suo marchio –LURTA wood art design-.
Dalle soluzioni formali traspare la passione che mette nelle sue realizzazioni; prodotti di qualità fatti per durare e rari da trovare in commercio. Da artista è evidente il distacco dal guadagno effimero proprio perché Lucio cerca di promuovere prodotti di Valore.
Scorriamo la sua collezione nel sito e veniamo a conoscenza di creazioni come l’originale “Cubotto”. Come lui ci suggerisce… “chissà! Potremmo scoprire di avere bisogno di un bel letto nuovo!”
Immaginate che un bel giorno finisca il petrolio.
Come ci insegna a modo suo Mauro Corona in un suo libro, il mondo si fermerebbe. Senza più trasporti su ruote sui quali si basa tutta la nostra vita, nel giro di pochissimo, il mondo andrebbe totalmente in tilt. La gente non andrebbe più a lavorare, niente energia elettrica, niente cibo nei supermercati e niente medicine. Niente gas e niente vestiti nuovi, in un attimo il denaro non varrebbe più nulla, poiché una sola semplicissima e buonissima mela diverrebbe inestimabile. Le città nel giro di poco tempo si svuoterebbero nelle campagne poiché diverrebbero l’unico luogo in cui trovare cibo, calore e rifugio. Dopo un primo periodo di totale caos il mondo tornerebbe lentamente a girare nel verso giusto.
Il denaro, oramai scomparso da un po’, sarebbe sostituito dal baratto, forse l’unica forma di commercio davvero semplice e schietta.
E li, solamente li, gli oggetti tornerebbero ad avere il loro vero intrinseco valore.
In questo nuovo mondo, ad un certo punto, ci si potrebbe trovare a voler scambiare due maglioni di lana con un letto…
Che cosa succederebbe se vi fosse proposto un letto di finto legno?
Lo guardereste, lo esaminereste ed ad un certo punto probabilmente direste: “Col piffero che voglio sta patacca!! I miei sono maglioni Veri!!! Ho dovuto tosare dieci pecore, lavare la lana, cardarla, lavorarla, intrecciarla, lavorare a maglia per settimane! Ho sputato sangue e sudato sette camicie per un mese per fare questi maglioni…col cavolo che li scambio con una patacca che non è nemmeno buona da bruciare nel fuoco per scaldarsi!!!”.
Ecco, forse un letto di LURTA potrebbe invece venir scambiato con un paio di bei maglioni di pura lana, od almeno, noi stiamo provando a renderli “buoni per il baratto”.
Ovviamente il mio sproloquio di poco fa è esagerato ed utopistico ma, forse, qualcosa di vero c’è in quello che sto tentando di dirvi.
Il concetto di base è stato splendidamente espresso da unacasanonacaso, che per inciso ringrazio davvero dal profondo del cuore per le splendide parole che hanno usato e, soprattutto, con i quali mi complimento per aver colto appieno la filosofia, se di filosofia si può parlare, di LURTA.
Fondamentalmente vorrei far capire alle persone che gli oggetti di valore non sono quelli che ultimamente troppo spesso ci vengono costantemente propinati e svenduti, ma sono altri.
Forse, come giustamente dice Marco senza conoscerci od aver toccato con mano i nostri prodotti, siamo solo l’ennesimo tentativo di propinarvi robaccia con solamente una scusa differente o forse, nel nostro piccolo, con LURTA stiamo mettendo un piccolo mattoncino nel mondo per ricreare antichi valori e riportare il pensiero comune alla ricerca del buon prodotto.
…od almeno a noi piace un po’ pensarla così…
Caro Lucio,
perché l’Utopia ci spaventa tanto da non ritenerla possibile?
Mi piace pensare che “L’Utopia non è qualcosa che non si possa realizzare, ma qualcosa che un Sistema non vuole che si realizzi”.
Non conoscevo Mauro Corona scrittore, quindi grazie per avermelo presentato. Leggerò i suoi libri e soprattutto voglio scoprire il suo lavoro di scultore.
Mi sembra un ottimo modo per non scadere nel facile ma altrettanto effimero mobilio di Ikea. In casa mia, i mobili che sono sopravvissuti a tutto, sono quelli “vecchi” dei miei genitori e nonni. Nonostante abbiano un design antiquato, sono di vero legno, e si vede. Ricongiungere il vero legno alla nuova forma mi sembra un idea azzeccatissima!
In bocca al lupo,
Marco