Sarto VS Architetto
Da molti anni la stoffa che mi ha regalato la mamma di Angelica, con l’impegno di farci un vestito, è rimasta riposta nell’armadio.
In questi giorni diverse circostanze si sono combinate, non ultima aver finalmente trovato il sarto di riferimento.
Un fisico esile, ma forte, si muoveva con calma e con una voce pacata; in un attimo ha realizzato il valore della stoffa valutandone la giusta pezzatura poichè la trama e il disegno imponevano un particolare taglio. Di provenienza inglese. Esatto!
Con una attenta analisi del fisico da vestire individuava possibili difetti di conformazione e portamento rilevabili solo in fase di movimento. Non mi staccava gli occhi di dosso e mi sentivo condizionato in ogni cosa che facevo. Perfino nel parlare.
Sarò un rovesciato dorsale o un rovesciato lombare? Oppure rovesciato dorsale con rovesciamento lombare? In fase di misurazione non si può rilevare tutto e quindi: ho uno sviluppo anomalo scapolare oppure un volume eccessivo del collo, o troppo lungo o troppo corto, spalle spioventi o sviluppo anomalo d’anca?
Tutto per realizzare un cartamodello: il progetto dell’abito.
Non c’è niente da fare, è sempre una questione di forme: forme che rispondono ad una funzione creando lo spazio. Una funzione deve avere respiro avvolgendola in uno spazio e darle il vestito più adatto.
Architetto come sarto dello spazio: prendendo tra le dita una stoffa immediatamente ne percepisce la grammatura, la trama, il peso e intuisce come cadrà sulle forme del corpo che andrà a vestire ed abitare.
Taglia, imbastisce e cuce per dare vita a forme inattese che definiranno l’abito con le sue linee e il suo volume, con il suo interno ed il suo esterno, con i suoi pieni ed i suoi vuoti.
L’abito è un’architettura tessile, pensata per il corpo e sul corpo così come un’architettura è pensata per lo spazio e nello spazio.
Solo lo spazio ed il corpo possono dare loro vita.
Dal momento che si accetta un incarico si assume una grande responsabilità: un committente affida le sue economie ad un sarto del quale si fida perché ha i requisiti per rispondere all’incarico di confezionare un abito per vestire bene.
Quindi affinché gli si affidi la realizzazione dell’abito è importante che il requisito di base sia che il “taglio” sia di gradimento.
Allo stesso modo un cliente si affida all’architetto del quale deve prima di tutto apprezzare il suo linguaggio architettonico/taglio.
Ogni sarto, così come ogni architetto, si esprime con un suo linguaggio che non può piacere a tutti in uguale modo.
E’ per questo che si deve scegliere un sarto personale così come si dovrebbe scegliere un architetto personale affinché si possa dire “il mio architetto” e non “l’architetto”.
Un buon sarto sicuramente sarà in grado di risolvere qualunque esigenza e troverà la giusta soluzione a qualunque problema poiché ha già risolto tanti altri casi in modo egregio.
… dietro ad un buon sarto, spesso, si nasconde un architetto…
bravo Massimo ! Forse un futuro DIOR ??????
Tu sei il mio architetto. (con Marina naturalmente)
Che commento Gentile. Grazie.