Luogo magico
Dovrò decidermi, una volta per tutte, a prendere il “toro per le corna”! Diventa sempre più urgente mettere mano alla situazione, armarsi di coraggio e determinazione e riordinare la nostra cantina. Ormai è un’urgenza, se non, addirittura, un’emergenza!
I pensiero è talmente ossessivo che l’altra notte me la sono sognata. A causa di una infestazione di topi, l’amministratore del condominio ha obbligato i condomini a riordinare le cantine e, soprattutto, evitare di conservarci del cibo. Dall’antefatto si capisce che per questo è un sogno: si è mai visto un amministratore prendere delle decisioni di tale fermezza? Anche io dovevo così collaborare per rispondere alla direttiva e, vestito di tutto punto, scendo giù nelle cantine ma … sorpresa! Patrizia, con la calma che la caratterizza, aveva svuotato l’intera cantina. Tutta pulita e profumata sembrava enorme, quasi fosse una galleria d’arte con i particolari oggetti ben disposti; c’era pure una bella finestra che non avevo mai visto prima. Patrizia aveva ammucchiato tanti mobili e suppellettili per decidere se venderli o rimetterli al loro posto. Non c’era neanche un topo… ed io, in verità, non ne avevo mai visti o, quantomeno, percepito la presenza. E poi: perché Patrizia ha fatto togliere dall’idraulico il piccolo lavandino? Lavandino che in realtà non c’è mai stato? Appunto: è un sogno!
Ora, amici psicologi che ci seguite, non cominciate a costruire castelli sugli echi che il “luogo cantina” evoca nella psicoanalisi: luogo oscuro, perturbante, del mondo interiore dove, smarrendosi negli intricati labirinti dell’anima ci si può ritrovare autenticamente sé stessi. Per poi arrivare agli inevitabili problemi legati alla sessualità’. Niente paura. E’ tutto a posto. Almeno penso! Io ho una cantina piena zeppa di cose, utili e inutili, perché la mia casa è piccola! C’è poco da scavare. I libri e le riviste sono in cantina perché aumentano sempre più e non ho spazio in casa: quindi non c’è nessuna terapia da affrontare nello smontare i ripiani per rimontarli da zero e disporre i libri in modo diverso e mettere così ordine nel proprio inconscio. Posso smontare e rimontare quanto vi pare, ma libri e le riviste in cantina devono restare. O, al più, al cassonetto della differenziata.
Invece credo di avere sognato della cantina proprio per il fascino che questa ha nell’immaginario collettivo. La cantina è un luogo dell’immaginazione, non è solo una costruzione, il disegno di un progetto. E’ un Luogo Magico e, come tutti i luoghi, è importante come luogo in sé, nel quale si entra e si esce, portando con sé l’esperienza interiore, arricchendola.
La nostra cantina è piena di ricordi, di oggetti appartenuti ai nonni, di diapositive che ormai non rivediamo più, pezzi di vita che non si vuole lasciare andare via. Un mondo affascinante più per gli altri che per sé stessi. Qualunque ragazzo, spinto dalla curiosità, è affascinato dal rovistare tra le vecchie cose che più di ogni altra esperienza raccontano la vita, le storie delle persone, esperienza che porta alla conquista della maturità e che segnano un passaggio nel momento di crescita. Il cinema e la letteratura hanno ampiamente trattato di questo luogo fino a toccare punte di horror con cadaveri occultati o mostri tenuti in segregazione. In un modo o nell’altro i protagonisti delle storie sono usciti cambiati; esseri nuovi, dopo il trascorso di immersione nella dimensione spazio temporale di questo luogo fascinoso.
Particolarmente associo la mia cantina al rifugio del simpatico Wall-e, il robottino che, seriamente impegnato, portava a termine la sua direttiva: riordinare il mondo abbandonato dall’Uomo in un cumulo di sporcizia. Nei secoli, la sua curiosità, la sua volontà di osservare ed analizzare i singolari oggetti che trovava nel mucchio di rifiuti, hanno fatto crescere in lui una piccola “anomalia”: una Personalità.
Fantastico il suo rifugio con tutte le cose selezionate, catalogate ed illuminato come un allegro lunapark che affascinerà la bella Eve.
Riordinerò la cantina ma senza toccare quei picchi di maniacalità che sono suggeriti in rete dove la cantina viene vista come un vero e proprio locale staccato fisicamente dall’appartamento, un grande sgabuzzino con tutte le cose ordinate e riposte e che a casa creano ingombro: vestiti, plaid, tutto ben sigillato.
Il contrario del luogo fascinoso che in realtà dovrebbe essere. E’ a questo punto che necessita l’urgenza di uno psicologo.
Mi è piaciuto molto il tuo scritto, sei simpatico ed ironico come quando parli. Vedo che sei critico verso una determinata psicologia, io penso che tutte le diverse scuole hanno contribuito a far comprendere meglio le problematiche umane. Con i miei pazienti mi servo spesso delle fantasie guidate, una di queste riguarda proprio la cantina. Entrando in una cantina ci si trova in un mondo che incuriosisce e attira, ma che, nello stesso tempo, fa paura. Gli oggetti, che lì riposano, possono essere uno stimolo per fare emergere pensieri, emozioni e sentimenti provati in tempi lontani così da recuperare segmenti di esistenza significativi per l’attuale struttura di personalità, Se non ci fossero i ricordi, belli o brutti che siano, la vita risulterebbe impoverita, ci si sentirebbe senza radici e di conseguenza potrebbe nascere una frenesia di reinventarsi così da diventare figure imprevedibili sempre in movimento incapaci di fissarsi nel tempo e nello spazio. MI piacciono i seguenti versi di Ben Jalloun ” Il mio destino è confiscato dalla ragnatela della mia infanzia. E’ strano. La ragnatela con i suoi fili e la sua trasparenza mi ricorda una cosa che sarebbe l’anima”
La cantina, come la soffitta, appartiene ai luoghi magici della casa. Tanti anni fa, d’estate siamo stati ospiti in una villa a S. Bartolomeo sopra Salò sul lago di Garda. Ebbene questa villa aveva una soffitta più grande del mio appartamento attuale a Roma, strapiena dei resti di vita di tre generazioni dei proprietari. Ebbene, rovistare tra quei cumuli di ricordi era una delle cose più affascinanti che si potesse fare. Ora le case hanno perso questo aspetto: tutto è trasparente, tutto deve essere utile, i ricordi, come cose inutili, vanno gettati. Così le persone non si rendono conto che gettano il proprio passato, buttano via come inutile il passato della loro vita. Ma la vita, per me, è come una costruzione: in una casa non puoi buttare le fondamenta quando sei arrivata ai piani alti. La vita si costruisce pezzo per pezzo e tutto contribuisce a fare della tua vita un “unicum”, che appartiene prima di tutto a te.