Sicilia

Alle volte il lavoro può riservare delle belle sorprese. Sempre, molti insegnamenti.

La scorsa settimana sono stata in Sicilia, a lavorare per il progetto GJO – Green Jobs Opportunities, promosso dalla Provincia di Lecce, in collaborazione con il CTS Centro Turistico Studentesco e giovanile e la Provincia di Agrigento, nel quadro del Bando 2013 di Azione Province Giovani, iniziativa finanziata dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri e gestita dall’Unione Province d’Italia UPI.
Il progetto, vuole stimolare creatività e capacità propositive dei giovani,  nonché la creazione di imprese giovanili nel settore della green economy attraverso la nascita di imprese ecocompatibili.

Nel  lungo viaggio in pullman da Catania fino ad Agrigento, seduta davanti, vicino ad un autista chiaccherone, ho visto scorrere i panorami siciliani narrati dai nostri scrittori antichi e contemporanei. Inesorabilmente sono tornata con la mente a tutti i luoghi comuni sulla Sicilia. Ho pensato alla corruzione, alla mafia, ai beni culturali abbandonati dallo Stato, ai “pizzini” e alle “ammazzatine” descritte da Camilleri, alle carenze del sistema sanitario di questi posti, tante volte oggetto di accurate e approfondite dissertazioni dei nostri giornalisti e intellettuali.

Durante la notte, prima della lezione, insonne, mi sono domandata quale sarebbe stato l’umore dei miei allievi: avrebbero creduto che la creatività, insieme, alle leve del Marketing, e all’analisi SWOT,  potevano essere sufficienti a realizzare il loro sogno? Avrebbero avuto la grinta e la fantasia per credere in un’idea e per farla crescere?

In aula, la mattina dopo trovo 25 ragazzi, che in poche ore, dopo essersi ripresi dalla nottata brava,  demoliscono ogni mio pregiudizio sulla loro motivazione:  hanno idee chiare ed innovative, potrebbero cambiare la Sicilia e i destini della loro giovani vite, quindi non perdo un secondo: inizio a sognare con loro.

Tra i miei colleghi presenti in aula, un siciliano doc: Antonio Rizzuto, con lui ci diamo appuntamento per una breve riunione dopo le mie ore di aula, per condividere i progetti degli allievi.  Antonio, davanti ad una magnifica brioche con il gelato, mi presenta una Sicilia nuova, innovativa, molto somigliante, per motivazione e grinta, agli allievi del nostro corso. Una Sicilia che sviluppa idee e progetti, una Sicilia da cui i giovani, forse, possono fare a meno di fuggire. Mi sembra di essere disinformata, fuori contesto, non abbastanza sintonizzata su questo Paese che cambia.

Mentre io sono ammutolita difronte alla bontà della brioche e allo stupore per i progetti che si stanno realizzando in questo territorio, Antonio mi racconta di Favara, il suo paese, che dopo anni di abbandono e  incuria da parte dei cittadini e dell’amministrazione oggi vive una nuova realtà.

Nel 2010 da un’idea di Andrea Bartoli e dalla moglie  Florinda Saieva, nasce la FARM CULTURAL PARK   il primo parco turistico culturale in Sicilia. All’inizio tutto si svolgeva  all’interno del Cortile Bentivegna, un aggregato costituito da sette cortili che ospitano piccoli palazzi di matrice araba. Lo scopo principale è quello di recuperare tutto il centro storico e trasformare il paese nella seconda attrazione turistica della provincia di Agrigento. In questo contesto artisti e design si muovono, progettano e vivono un’esperienza di vita di comunità intellettuale allargata, che vuole favorire  la rigenerazione urbana, attraverso un esperimento di ricognizione e ripensamento dei luoghi “marginali” della città, quelli finiti nel degrado a causa della poca attenzione e noncuranza della gente. Gli artisti si esprimono, la gente partecipa e la comunità cresce.

Da allora sono passati 4 anni, e proprio in questo giorni dal 29 giugno al 6 luglio, si celebra la festa di F.U.N.  Negli anni altri immobili sono entrati a far parte di questa catena virtuosa e anche il Castello di Chiaramonte del 1200 diventa spazio di informazione e di dialogo, un punto di riferimento per la progettazione condivisa del futuro di Favara, un laboratorio di idee, un luogo dedicato alla ricerca e sperimentazione di buone pratiche per migliorare il modo in cui le persone abitano, lavorano e stanno insieme nelle loro città.
In questi giorni, si gioca e si vive la città anche attraverso un contest di architettura e design, il concorso si chiama 
ARRIPIGLIALA  vuole portare i cittadini e gli artisti a ripensare i luoghi dimenticati, quelli degli spazi pubblici e privati della città, attraverso un insieme di progetti realizzati sul territorio; vuole che la città di Favara e i suoi “vuoti urbani” diventino campo sperimentale per tanti giovani – e meno giovani – volenterosi e pronti a mettersi in gioco, pronti a migliorare se stessi e la città con un progetto di rigenerazione urbana a squadre.

Bando contest Arripigliala

Bando contest Arripigliala

Io sono allibita, l’entusiasmo mi contagia e chiedo di poter avere del materiale per scrive un post. Antonio, mi presenta un amico e mi consiglia il suo sito dove prendere informazioni su Favara, anche Alessandro Cacciato, da poco è diventato un volontario per F.U.N. e all’interno della sua Edicola dell’Innovazione posso trovare le informazioni su Favara e su altri progetti che stanno nascendo in questo contesto di una Sicilia per me sconosciuta. Antonio e Alessandro mi raccontano di progetti nuovi, di brevetti green per l’edilizia, di cucine con un design all’Italiana, di fibre prodotte dalle arance per i tessuti… non so se riesco a capire tutto quello che mi raccontano, ma mi appunto i siti e prometto a me stessa che scriverò diverse puntate di queste incredibili storie della gente del Sud e dell’ingegno italico. Adesso sono certa,  gli allievi di GJO faranno un bellissimo lavoro. Buon sangue non può mentire!

Il mio pullman parte, e guardando con un interesse nuovo questa terra, mi domando perchè Saviano, Milena Gabbanelli, le Iene, Fabio Fazio, ogni tanto non ci raccontano anche che c’è un Italia migliore di come noi stessi la immaginiamo!

 

Palazzo Cafisi

 

 

 

 

 





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