STRESS DA MOSTRE
Siamo di rientro dalle vacanze, come molti dei nostri amici, e ci ritroviamo catapultati nella vita che ci assorbe, giorno dopo giorno, nei suoi ritmi e nei suoi impegni.
Ritorniamo, così, a scrivere sulle pagine del nostro blog dopo una pausa di riflessione per metabolizzare quanto fino ad ora espresso e valutare la fedeltà dei nostri post in relazione alla vision che abbiamo voluto per unacasanonacaso.
Un filo rosso lega tutti i post proposti in questi anni e, in particolare, rileggiamo, e riflettiamo, con attenzione sugli ultimi articoli che ci vedevano molto critici nei confronti di quello che fu l’evento dell’Expo di Milano.
Ebbene si! Noi confermiamo, con forza, la nostra avversione ad un certo tipo di mostre e come la cultura e l’arte siano banalizzate e mercificate; quasi violentate, con il pretesto della valorizzazione, intesa soprattutto economica, anziché formativa e mirata alla crescita culturale, etica e spirituale dell’uomo.
E’ per questo che nel 2015, sul nostro blog, abbiamo fortemente contrastato l’orgia consumistica dell’Expo di Milano. Ci sentimmo molto sollevati quando leggemmo che grandi nomi della Storia dell’Arte dissero basta a tanta speculazione. In centinaia scrissero al Ministro dei Beni Culturali del tempo una lettera di denuncia che venne puntualmente disattesa.
Tutto è andato tranquillamente avanti e la tutela del nostro patrimonio artistico conta meno di nulla.
Fortunatamente c’è chi fa resilienza! Quando proposero il trasferimento all’Expo di Milano dei Bronzi di Riace, la sovrintendenza della Regione Calabria, spiegò così il rifiuto: <<Da tutte le relazioni dell’Istituto Superiore per la conservazione ed il restauro di questi anni emerge in grande evidenza la fragilità strutturale di questi possenti guerrieri metallici.>>
Questa è la verità! Abbiamo bisogno di persone con questo tipo di colonna dorsale.
Ci fece sorridere molto, e riempire di orgoglio, quando leggemmo che alla richiesta per una mostra di un antico codice miniato, il curatore ricevette una risposta che è, a dir poco, geniale. Con un telegramma il Consiglio Comunale del paese che possedeva il codice, rispondeva così: <<Spiacenti non poter concedere prestito oggetto in parola perché ne abbiamo uno solo.>> E’ così! E’ questo che tutti dobbiamo capire: le opere d’arte sono pezzi unici, insostituibili così come sono insostituibili le persone.
Naturalmente siamo consapevoli che le moderne tecnologie permettano grande sicurezza ma nessuna tecnologia elimina totalmente il rischio. Spesso capita che le opere d’arte si danneggino durante gli spostamenti e gli allestimenti. Potremmo fare un lungo elenco di preziosi beni rovinati per sempre –perché, quando un’opera d’arte viene danneggiata, anche se perfettamente restaurata, resta un’opera rovinata per sempre.-
L’elenco potrebbe essere molto lungo, ma ci limitiamo a ricordare la Madonna dei pellegrini –che tutti possiamo vedere, gratuitamente, sull’altare maggiore della chiesa di S.Agostino a Roma- che venne danneggiata da un visitatore, in occasione di una mostra a Milano, il quale ebbe la brillante idea di forare uno dei piedi del pellegrino con una penna.
Sempre del Caravaggio, la Conversione di Saulo cadde a terra durante l’allestimento di una mostra perdendo parti del colore. Terrificante fu quando la Fanciulla di Anzio è stata esposta alle intemperie per una mostra al Colosseo, insieme ad altri pezzi unici. Una violenta raffica di vento fece cadere la statua che rovinò su un mosaico lì vicino. La Fanciulla di Anzio si è fratturata ed è stato esaltato il perfetto intervento di restauro.
Così come, sempre al Colosseo in occasione di un’altra mostra, si è danneggiata la statua della Hestia Giustiniani. Per non dimenticare il cratere romano in marmo bigio esposto al Palazzo Reale di Milano per una mostra su Costantino… e così: sfilate di moda alla pinacoteca di Brera o ginnastica e zumba al Museo Egizio di Torino che, alterando il microclima, non garantiscono la tutela della conservazione delle opere che, non dimentichiamolo, è la prima finalità dei musei: la tutela e la conservazione del nostro patrimonio.
Certamente noi non riteniamo che non si possa spostare più nulla o che non si possano organizzare eventi che rimarranno nella storia, ma siamo consapevoli che, fatte rare eccezioni, le mostre d’arte non sono più imprese intellettuali ma puramente commerciali: l’arte è un prodotto per fiorenti fabbriche di eventi che non hanno lo scopo di elevare, di educare, ma solo quello di fare soldi; di mettere in azione un circuito economico-clientelare che arricchisce il privato sfruttando selvaggiamente il bene comune.
Con questo articolo abbiamo voluto riprendere il dialogo con i nostri amici sul blog unacasanonacaso, proprio per confermare la nostra visione in opposizione a quanto la società italiana sta vivendo in questi tempi. Tutto questo deve essere superato attuando una rivoluzione culturale che ci vede critici e bisognosi di mostre necessarie, poche ma utili, che mettano in relazione ricerca e grande pubblico per ridare agli italiani le chiavi estetiche, etiche e civili partendo dal nostro patrimonio culturale.
Il rischio di danneggiare un opera d’arte in un trasferimento é elevata e bisognerebbe valutare bene una tale scelta. Oggi, invece, sempre più spesso sembra che trasferire le opere d’arte sia funzionale all’incremento di visitatori delle mostre. Eppure progettando bene una mostra, con tutti gli strumenti multimediali che oggi abbiamo a disposizione, utilizzando degli ottimi tecnici, spesso, si riesce a vedere delle mostre molto interessanti che non hanno la necessità di tali trasferimenti. Non sono d’accordo però sul limitare il numero di mostre e sulla valutazione delle mostre ‘inutili’ o fatte solo per vendere gadget od avere un ritorno economico. Avere una ampia scelta di mostre fa sempre bene al mercato, sarà poi il fruitore ad avere la maturità per scegliere la mostra giusta. Imporre al mercato quali siano le mostre ‘giuste’ o quelle ‘sbagliate’, riduce la quantità di offerta (che al mercato non fa bene) lasciando la discriminante di qual é la mostra giusta o quella sbagliata a pochi soggetti che, per quanto esperti, potrebbero non avere una sensibilità cosi’ ampia qual é quella del pubblico che, magari, non é fatto solo di esperti.
Le mostre oggi vengono intese come un “passaggio” per il business odierno e non come un momento di conoscenza delle conquiste dei nostri avi o ,perchè no, anche di nostri contemporanei, da cui apprendere per fare meglio in senso culturale , civile ed anche economico; ma di una economia basata sulle conquiste civili-culturali e del buon gusto. E’ venuta a mancare la conquista del senso estetico che ti permette di osservare, riflettere e dare il giusto valore a tutto ciò che ci circonda . Imparando a riconoscerlo e rispettarlo nella sua scala di valori .
Nessun individuo ,con un minimo di senso estetico ,avrebbe chiesto di trasferire i Bronzi di Riace in quel set cinematografico che è stato l’Expo di Milano .
Giusto.Un paese che non conserva gelosamente, valorizza e tutela le proprie opere d’arte non è un paese di cui andare fieri…