Scacco matto

Sapete quando si esce di casa con un obiettivo e, inaspettatamente, si inciampa in una sorpresa?

Attraverso un oggetto ho conosciuto più a fondo una persona.

Un pomeriggio partecipo ad una riunione organizzativa per la mia prossima mostra di pittura, e più volte, un tavolino in un angolo dello spazio che ci ospita, ha attirato la mia attenzione.

Un parallelepipedo con una scacchiera nera al centro di un piano arancione.

Questo colore ricorre e caratterizza l’intero spazio espositivo così come la solare personalità di Raffaella Svizzeretto.

Chiedo informazioni circa il singolare oggetto di arredo e lei, con troppa  umiltà, mi racconta la sua idea che non può non accendere la mia curiosità. Si tratta di un’opera di design che ha realizzato per la partecipazione alla II Biennale d’arte creativa di Viterbo nel 2012, classificandosi seconda, proponendo un cubo che, sfidando i sensi e l’immaginazione, si smonta davanti ai nostri occhi rivelandosi un tavolo da gioco per gli scacchi. Ingannevole, come il gioco, mi sento avvolta da un qualcosa che ha del magico: tutti i miei 5 sensi sono coinvolti nello scomporsi di queste forme. Il gusto del gioco è amplificato dalla vista dei colori psichedelici del tavolo e delle due poltroncine. Il tatto fa percepire una scacchiera le cui caselle in rilievo sono percettibili anche a chi la vista non ce l’ha.  Nel mostrare il gioco di incastri che rivela il tavolo e le due poltrone, per la seduta dei giocatori, siamo avvolti dal delicato suono della pioggia e dal tintinnio di uno scacciapensieri con le piccole canne mosse dal vento. Due bastoni della pioggia, realizzati da lei stessa, inserendo delle palline di vetro all’interno di piccole canne, e uno scacciapensieri, sono  celati nelle poltroncine. Aprendo il cassetto che contiene gli scacchi, un profumo intenso invade la stanza. Realizzati, uno ad uno, con antichi rocchetti francesi per il tombolo e legno di cedro, gli scacchi vedono il Re e la Regina ornati in bronzo, gli alfieri sono impreziositi da elmi di rame e i cavalli piumati sembrano saltare sulla scacchiera. Raffaella Svizzeretto ha realizzato da sola, quale abile artigiana, l’intera struttura colta da una “visionaria ispirazione”, costruita senza un preventivo studio o, ancor meno, un dettagliato progetto. Recuperando materiale di risulta nel suo laboratorio e guidata solo dalla sua impetuosa creatività ha assemblato tutti gli elementi :dalle due poltrone, che si abbracciano tra loro per essere coperte dal tavolo a tutte le pedine del gioco.  Mediante il gioco si raggiunge, così, la conciliazione tra vita e forma lasciandosi liberi nella creatività che dà forma al mondo dei sensi. E’ grazie al gioco che l’uomo si concilia con la natura.

Chiedo a Massimo e Raffaella di posare per uno scatto e, immediatamente, prestandosi  “seriamente” al gioco smontano il luogo comune che giocare non è per le persone che si impegnano nella vita.   Mi ritorna in mente la solennità di questo momento quando il protagonista de “Il settimo sigillo” gioca a scacchi con la Morte; si dilettano al gioco che, per eccellenza, stimola la strategia ed il ragionamento… una autentica metafora dell’esistenza. Il tempo di una mossa trascende il tempo che trascorre tra la percezione di un naturale silenzio ed il suo epilogo che vedrà uno dei giocatori sconfitto: l’intelligenza e la  strategia hanno vinto! SCACCO MATTO.





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