Nata per caso…

Amo gli appuntamenti che diventano una tradizione. Con Angela Maria e la sua famiglia il nostro appuntamento fisso è la “colazione di  pasquetta” che si fa a casa mia con salame, formaggi e la pastiera preparata da Massimo.

Ogni dieci anni torno a Cadaques.

L’estate scorsa, per la terza volta, con mio marito sono entrata nella casa dei Dalì di Port Lligat. Visita rigeneratrice per noi che ci occupiamo di architettura di interni.

Una casa nata per caso. La piccola casa di pescatori di Lidia  è stata la cellula dalla quale si è sviluppato progressivamente, per annessioni, l’intero organismo. Tutti gli ambienti sono stati collegati tra loro ed ampliati man mano che l’artista diventava più ricco e si poteva permettere di acquistare tutte le casette dei pescatori. Bastava aprire una porta o un varco per mettere in relazione gli ambienti tra loro. La casa è il risultato di una progettazione non controllata.

Per Dalì “la casa è una macchina per viverementre io progettista, figlia del funzionalismo,  sono costretta a concepire una casa come una macchina per abitare. Il nostro modello di vita impone la progettazione delle  case secondo delle concezioni razionali che  favoriscono una corretta organizzazione della casa ma che rischia di non lasciare spazio al vivere con spontaneità.  La casa deve essere vissuta prima di essere abitata: ecco allora l’importanza della progettazione partecipata. Il dialogo e il confronto con chi dovrà vivere gli spazi progettati dall’architetto diventa un momento irrinunciabile per creare un interno su misura non omologato o standardizzato come la società contemporanea tenta di imporre.

Osare o eccedere nelle scelte non ci deve fare temere il giudizio degli altri.





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