A.A.A. Cerco Casa

Sto cercando casa. Sono anni che cerco casa. E forse non è un caso se non la trovo. Io non capisco le persone che… in pochi giorni trovano la casa “che fa per loro”. Non ci credo! “Ma cosa pretendi di trovare, sei complicato e problematizzi tutto. Prova a vedere quelle case che stanno costruendo lì: sono nuove e non ci devi fare nessun lavoro”!  Le case nuove che stanno costruendo lì non mi piacciono. Sono tutte prive di identità: possono essere a Roma come in una qualunque periferia di una grande  città. Sono dei non luoghi nati intorno a centri commerciali megagalattici costruiti per noi, polli da batteria! Ma come si fa a spendere i propri soldi per avere delle stanze che se c’entra il letto esci tu? Ma come si fa a costruire così? Ma perché si permette di costruire così? L’acquisto di una casa è una cosa importante: non deve essere finalizzato al solo aspetto economico e affaristico. Mi piace il mio quartiere e ritorno indietro nel tempo quando cercavamo una casetta. Ne abbiamo viste tantissime e sembrava di non uscire dal tunnel… quella è piccolissima, quella è una soffitta, l’altra è troppo costosa anche se brutta, quella non ce la possiamo permettere, un’altra non ha la cantina e l’altra ancora se ha la cantina non ha il posto auto … e   Basta! La casa è una ricerca. E’ proprio così.

Quando sono entrato nella nostra casa l’ho sentito subito: è stata una energia che ci ha fatto comprendere di trovarci nel posto giusto. Niente di eccezionale. Era semplicemente la nostra casa. Con la sua storia, con i suoi particolari.

Caterina anni fa mi ha fatto conoscere Andrea de Carlo –in senso letterario, naturalmente-. Giuro, non lo conoscevo. Due di due. Mario, l’io narrante cercava la sua casa e racconta: “Cercavo come un rabdomante, o come un cane malato che fiuta le erbe che lo possono curare. Guardavo intorno ed annusavo l’aria: percepivo le radiazioni del luogo, i flussi sotterranei di umidità, la direzione del vento, l’esposizione al sole. Non era facile trovare paesaggi non ancora intaccati dalle superstrade e gli sbancamenti e le colate di asfalto, i condomini-fungo e i capannoni industriali e gli ipermercati, e anche quando ci riuscivo la loro atmosfera mi era spesso estranea. Alcuni luoghi sembrano melanconici, altri cupi e ombrosi, altri spettacolari fino all’oppressione, altri ancora rarefatti al punto di fare evaporare le mie sensazioni, comunicarmi solo un senso di vuoto. Non mi lasciavo scoraggiare; ero disposto ad andare avanti per mesi. Alla fine di settembre, mentre camminavo per una strada di Gubbio, mi è sembrato di sentire la vibrazione di un diapason interiore. Su un pianoro circondato da boschi di querce e carpini che si alternavano a campi abbandonati c’erano due vecchie case di pietra. Erano divise da forse cinquanta metri di prato, tutte e due orientate a ponente; una ampia e squadrata, l’altra più stretta e alta. Sono andato a guardarle da vicino, toccare i muri e sentire il loro odore, e ho pensato che quello poteva essere il centro del mio nuovo equilibrio.”

Ecco, anche io quando ho trovato la mia casa avevo trovato il centro del mio nuovo equilibrio. Ho ancora il mio equilibrio: e allora, perché dovrei cercare una nuova casa? Forse è per questo che non la trovo.

Raccontateci della casa che state cercando o di quella che avete già trovato. Sarà stato un caso?





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