Vasca o doccia?
È uno dei dilemmi esistenziali che attanaglia gli italiani: Coppi o Bartali, panettone o pandoro, presepe o albero di Natale, spumante dolce o brut, mare o montagna, petto o coscia? Queste dicotomie sembrano superficiali e risibli ma sono in realtà manifestazioni di filosofie, di weltanschauung, diverse e antinomiche. Così è per l’uso della vasca o della doccia.
Come già in questo post, scritto in occasione del Natale, ci viene in aiuto il professor Bellavista che distingue le persone in uomini d’amore e in uomini di libertà. E naturalmente, secondo la sua particolare visione del mondo, gli uomini d’amore preferiscono farsi il bagno nella vasca mentre gli uomini di libertà usano la doccia. Ne consegue, ovviamente, che “il bagno è napoletano, un incontro con i pensieri, un appuntamento con la fantasia”. http://youtu.be/NIqHJSDY3S8
La doccia, viceversa, è milanese perché è più veloce e razionale.
Prima di procedere a un’analisi sistematica dei pro e contro, però, facciamo un po’ di storia.
Bagno e doccia esistono da sempre, o meglio, da quando l’uomo è stato in grado di raccogliere e conservare acqua in recipienti più o meno grandi. Vasche in pietra e granito si trovano in Grecia e a Roma, vasche in legno in tutta l’Asia. Pare che i faraoni avessero il privilegio di farsi la doccia e disponessero anche di un maggiordomo particolare detto “capo della camera da bagno”. Storia e curiosità sul bagno e rubinetti le trovate in questo interessante sito http://www.museodelrubinetto.it/index.php .
L’invenzione della doccia moderna viene però attribuita al medico francese Merry Delabost, che nel 1872 pensò di migliorare l’igiene dei detenuti del carcere di Rouen, non a fini ricreativi ma solo per migliorarne l’efficienza lavorativa e far quindi risparmiare lo Stato (così affermava lui stesso). Aveva proprio ragione Bellavista: la doccia è per gli uomini di libertà (negata)!
Tornando a filosofeggiare, potremmo riassumere alcuni punti caratteristici della doccia
- è pratica e veloce
- è più igienica
- si risparmia acqua (ma solo se dura meno di 15 minuti e se ci si insapona con il rubinetto chiuso)
- è comoda (ci si sta sdraiati)
- è rilassante
- è divertente (per i bambini piccoli che ci fanno sguazzare le paperelle o affondano il Titanic di turno)
Per concludere questo breve excursus semiserio nella filosofia del bagno lancio una sfida cinematografica. Pubblicate nei commenti le scene di vasca/doccia che vi vengono in mente. Comincio io: doccia / Psycho http://youtu.be/81qweiWqyTU (facile vero?), vasca / Pretty Woman http://youtu.be/pso0ESxKhnw
Tocca a voi. Buon bagno
Rimanendo in discorso da ombrellone, Roberto mi ha regalato il libro di Luciana Littizzetto e Franca Valeri “L’educazione delle fanciulle”. Roberto sa quanto apprezzi la Littizzetto, ma soprattutto quanto ami Franca Valeri. Vi trascrivo quanto lei commenta sulla doccia.
“La doccia è un termine che è entrato nel nostro vocabolario non come “doccia”, che c’era già, ma nel suo articolo, che può essere -è specificato- determinativo o indeterminativo.
La doccia: non sappiamo neanche a che altezze del vivere attuale è arrivata, non come irrorazione idrica, ma come espressione simbolica ed essenziale della rete che raccoglie come pesci guizzanti i nostri gesti quotidiani.
Il linguaggio se ne giova, la morale l’ha accolta in tutta l’evidenza del suo significato sbrigativo e moderno.
“Faccio una doccia e ti raggiungo”
“Mi faccio una doccia e vado a letto”
“Che fretta! Fammi almeno fare una doccia”
“Va bene occupare la fabbrica, ma come fanno a farsi la doccia?”
“Carletto si fa la doccia ormai da solo”
Il bagno non ha mai goduto del privilegio di questo presenzialismo. Nemmeno le nonne degnano uno sguardo di rimpianto le vasche in cui hanno diguazzato per decenni.
Arriva la doccia. Ci si può sedere e dire il fatidico: “Mi faccio una doccia”, non è necessario farla veramente.
Mmm… mi hai creato un grosso problema esistenziale. Posso rispondere con un salomonico “doccia d’estate e vasca d’inverno”? Il che però mi pone un ulteriore dubbio: dunque sarei nordorsa in estate, sudorsa in inverno?
Una sola certezza: si può cantare anche nella vasca da bagno. Magari con l’accortezza di cambiare genere: “These boots are made for walking” per una doccia corroborante, “Dindi” per un languido bagno.
Devo dire che questo commento non mi è venuto di getto, e che l’interrogativo “vasca o doccia”, lanciato da Luca, in un primo momento mi è parso piacevolmente frivolo, un po’ da conversazione sotto l’ombrellone. Però mi è rimasto nella mente, non tanto per la risposta (che per me è da sempre “vasca”), quanto per le motivazioni che mi spingono verso una presa di posizione così sicura. L’interrogativo mi ha inseguito per diversi giorni: perché sono una “persona da vasca”? Sono davvero il Sud che si oppone al Nord? Sicuramente un bagno con la vasca è un ambiente più accogliente. Il mio sogno “proibito” è avere una di quelle vasche di ferro, tipo tinozza. Dico “proibito” perché non saprei nè come nè dove posizionarla, svanita l’ultima possibilità di collocarla nel bagno della casa di campagna, dove ormai troneggia una bella doccia. Siccome non sopporto la presenza di troppo vetro e troppo acciaio, ho iniziato la mia crociata alla ricerca di una tenda che fosse di plastica e che non presentasse il disegno di pesciolini, stelline, pupazzetti, bollicine, ma che proponesse qualcosa di diverso. In seguito ho fatto piegare un ferro battuto per sostenerla. Va be’, ma si tratta di campagna…Nella casa di Roma è la vasca che ha avuto la meglio. E’ lì che scivolo, quasi come un lombrico nella terra, nelle fredde giornate invernali, quando stare dentro l’acqua calda fino al mento è come crogiolarsi sotto le coperte del proprio letto. Anche nella calura di questi giorni è sempre lì, nella vasca, che vado a cullarmi, magari facendo una “vaccia” o “dosca”, insomma facendo scendere liberamente l’acqua, pur rimanendo spalmata sul fondo della vasca. Certo, in questo caso la posizione non è il massimo della comodità,ma allora perché la vasca è per me un luogo tanto familiare? I miei primi ricordi di bambina convogliano tutti lì, quando fare il bagno era un momento di gioco con mia sorella. Negli anni ’70 non si faceva la doccia e la mia percezione è che non si andava di corsa. Andando ancora più indietro attraverso i racconti dei miei familiari, la vasca conteneva acqua che non andava sprecata neanche da un componente all’altro della famiglia. L’Italia era proprio il profondo Sud! Poi ci hanno fatto credere di essere ricchi e industrializzati, che il tempo è denaro e che l’immagine di una persona che fa la doccia può diventare il simbolo di una società sportiva e sana. Eh, mi accorgo adesso che potrei scrivere un libro su questo argomento: l’Italia com’era e com’è, vista da una vasca da bagno…..
Ebbene sì! Concordo in pieno con quanto detto. Continuando a pensare dopo la “telefonata fiume” credo che su questo argomento non si possa scrivere un libro… ma un’enciclopedia. Nelle nostre progettazioni il bagno con la vasca non deve mai mancare e, possibilmente… anzi necessariamente, magari vasca e doccia nello stesso ambiente. Ricordo come fosse ieri quando cambiarono il gruppo vasca sostituendolo con uno nuovo munito di doccino -telefono-. L’idraulico piano piano li cambiò in tutti gli appartamenti della scala. Sentivo le conversazioni delle signore e la comodità di avere il doccino per sciacquare la vasca dopo aver fatto il bagno era enorme. Nelle famiglie si faceva il bagno ed a casa mia ognuno di noi aveva il turno. La vita è sempre stata dinamica e piena di cose da fare ma il momento della cura personale era importante. La cultura del tempo portava a vedere la doccia come risparmio economico di acqua ed energia elettrica (per riempire la vasca si svuotava un’intero scaldabagno) ed era percepito come segno di povertà. Oggi vediamo la doccia nell’ottica dell’efficienza, del risparmio idrico ed energetico. Lo status era “farsi il bagno”. Anche per me vince la vasca. E’ comoda, rilassante e… facciamo una proporzione: la doccia sta alla televisione come la vasca sta alla radio. La vasca ti aiuta a pensare. Sotto la doccia si canta… canta che ti passa. Ecco, forse, perché tanti preferiscono la doccia… e ci ritroviamo come ci ritroviamo.
Sono contento che le mie provocazioni ombrellonesche suscitino tanti pensieri profondi. È lo scopo di tutti i miei post. Per quanto riguarda il libro, scrivi, scrivi. Io lo leggerò. Ma se posso fare un appunto (anche a Massimo): è bene ricordare e conservare il passato ma non rinneghiamo e critichiamo a priori il presente. Dopotutto adesso ci sono delle docce con massaggio incorporato che prima si sognavano 😉
la doccia è pratica e veloce, ci siamo dovuti adattare a lavarci così, ma volete mettere un buon bagno? è come immergersi nell’amnios materno, un ritorno alla preinfanzia, una goduria, una coccola profonda, stimola le endorfine e il pensiero profondo; del resto i nostri antenati latini un paio d’ore al giorno alle terme non se le facevano mancare e sono andati molto lontano…………………
Sei decisamente napoletana, degna allieva di Bellavista. Qualche suggerimento cinematografico?
vale la pena guardare tutto il film (merita), altrimenti se interessa solo il tema “vasca da bagno” ci sono due scene: da 0:42 ma soprattutto da 1:48
http://www.youtube.com/watch?v=c_7s6YDr85Y
Chicche da intenditori
scarface http://youtu.be/erhQsFEX9Lk
questa te l’aspettavi, vero?
http://www.youtube.com/watch?v=2ZRUYvlbkgc&feature=related
Personalmente, nonostante le origine scandinave (i danesi non sanno manco com’è fatta una vasca), bagno tutta la vita!
Anche se ormai la vasca a casa nostra è dominio incontrastato del pargolo e sono 3 anni che non riesco a trovare il tempo di usarla…