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un mondo di plastica

E mò… E mò… Gino Bramieri reclamizzava così il nuovo materiale che avrebbe proiettato il mondo nel futuro.

L’industria petrolchimica sintetizzava monomeri e polimeri e, da quel momento, la plastica ha prepotentemente invaso le nostre vite tanto che, nell’arco temporale di qualche anno, le nostre case cambiarono completamente il loro aspetto: i materiali tradizionali venivano sostituiti da quello più nuovo, giovane, colorato, fresco, igienico e resistente.

Secchi e bacinelle, scope e palette, stoviglie per la cucina, colapasta e cucchiai, piatti e bicchieri. Arredi, sedie e mobili in formica e tessuti in poliestere. Da allora tutto è di plastica, lampade, lampadari, alberi di Natale, fiori e piante, rivestimenti che imitano alla perfezione ogni tipo di materiale: vetro, legno, metalli.

In quegli anni si conquistava la Luna e l’uomo puntava la sua attenzione allo spazio dove poter trovare un luogo in cui trasferirsi per fuggire da un mondo che sarà, fantascientificamente, sommerso dai rifiuti e da ogni tipo di inquinamento.

Gli anni passano e le profezie si sono avverate. Peccato che non ci si possa trasferire da nessuna parte e per questo si sta prendendo sempre di più consapevolezza che la nostra Terra, la nostra casa, è una e non la possiamo cambiare con un altra. Possiamo solo pulirla, proteggerla e, soprattutto, rispettarla.

Era ora! …forse è troppo tardi?

Un mondo di plastica viene prodotto in Italia ogni anno. Le stime calcolano che ognuno di noi consuma 100 Kg. di plastica all’anno e di questi 3,5 Kg. a testa sono “rifiuti da confezionamento”, cioè quelli che si possono differenziare, mentre tutto il resto finisce da qualche parte accumulato e disperso. Anche la frazione che riusciamo a riciclare in parte resta nel sistema e da lì, entra nel ciclo alimentare e così, alla fine, nel nostro piatto. La plastica che buttiamo via, gira e rigira, torna a noi e ce la mangiamo.

Il problema è planetario; e allora, come rispondiamo?

Sono tanto di moda, tra noi cittadini, gli slanci entusiastici di pulire parchi e strade e ci trasformiamo allegramente, quasi fosse una festa, in spazzini di boschi e spiagge. Tutto questo è encomiabile ma, certamente, non risolutivo e soprattutto vengono riversate sui cittadini le conseguenze di una situazione della quale non hanno colpa.

Se ognuno di noi butta 35 Kg. di rifiuti di “plastica da contenitori” è perché non si ha scelta dato che i prodotti che si acquistano sono così imballati! Questo vale anche per la restante plastica di giocattoli, utensili, vestiti…

Le leggi di mercato sono quelle che governano il nostro sistema; si usa la plastica derivata dal petrolio perché costa di meno rispetto a qualsiasi contenitore alternativo in cartone o in bioplastiche e, solo chi vende a prezzo più basso resiste sul mercato.

Possiamo Immaginare di riuscire a fare un giro tra gli scaffali di un supermercato e vederli senza plastica?

La nostra buona volontà nel pulire tutto non basta: è necessario arrivare a trovare delle soluzioni  a livello legislativo tassando o proibendo la produzione di certi tipi di plastiche. Obiettivamente oggi al governo, al di là di ogni nostra convinzione politica, abbiamo un ministro per l’ambiente, e non un economista come in passato, che finalmente risponde al ruolo per il quale è investito poiché uomo di cultura della tutela ambientale.

Può aver fatto sorridere l’iniziativa, che aveva lanciato questa estate, invitando ciascun italiano a raccogliere da terra un oggetto di plastica e conferirlo nel cesto della differenziata. Crediamo che la proposta fatta vada letta ad un livello più profondo: noi di unacasanonacaso restiamo fermi nella nostra “vision” che i cambiamenti sociali partono dalle nostre case, dal nostro modo di vivere all’interno delle mura domestiche, autentica scuola di educazione civica.

Tanto dipende dal nostro modello di vita e, quindi, dalle nostre scelte, per promuovere una cultura nuova che indirizzi il governo a fare qualcosa di serio per la salute e per il nostro benessere.

E’ dalla collettività che può scaturire una intelligenza ecologica in sinergia con l’intelligenza sociale che possano coordinare ed armonizzare i nostri sforzi. Osserviamo ed analizziamo  i nostri modelli di vita, le nostre abitudini quotidiane e convertiamo gli stili di vita nelle nostre case che non devono essere a caso. Empaticamente dovremmo assumere il punto di vista altrui, forse migliore del nostro, per creare collegamenti tra persone in modo che le scelte e i  modelli di vita acquistino un valore aggiunto mentre passano da un individuo all’altro.

Pertanto i nostri obiettivi ecologici possono riassumersi in tre azioni:

-Conoscere i propri impatti causati da stili di vita sbagliati;

-Favorire i miglioramenti con scelte nuove anche se costano qualche sacrificio;

-Condividere la buona pratica  raggiunta.

Conquistiamo nelle nostre case quindi la consapevolezza delle reali conseguenze di ciò che facciamo e che compriamo, determiniamoci a cambiare per il meglio e diffondiamo le nostre pratiche affinché anche gli altri possano fare lo stesso.

Partiamo da una certezza che va scardinata: agli italiani la plastica piace!

C’è ancora la convinzione che questa sia un elemento fondamentale nella vita di tutti i giorni ed è considerata un materiale insostituibile: la plastica continua ad essere sinonimo di progresso e benessere… perché così siamo stati educati nel corso di più di mezzo secolo. Ma il peggio è che l’opinione pubblica non ha la percezione della reale situazione e si guarda la realtà con occhi meno “catastrofisti” perchè convinti sulle reali possibilità di riciclo e di corretti comportamenti per lo smaltimento dei rifiuti. Gli italiani promuovono la plastica, sono sicuri di usarla con consapevolezza e di conoscerne i cicli vitali.

Tutto questo va combattuto!

Quindi riflettiamo sulle nostre abitudini, ed i nostri comportamenti, in casa e cerchiamo di verificare se questi sono da correggere per ridurre quella che viene chiamata “impronta ecologica”.

Di seguito elenchiamo le nostre buone pratiche:

  • Evitiamo di bere l’acqua in bottiglia di plastica.

I carrelli del supermercato di molte famiglie sono ancora carichi di acqua in bottiglia. Le bottiglie di plastica rappresentano uno dei problemi principali per quanto riguarda i rifiuti dato che non sono completamente riciclabili. Meglio allora scegliere l’acqua del rubinetto.

  • Usiamo borse di stoffa per la spesa.

Sembra uno dei consigli più semplici da mettere in pratica ma non tutti se ne ricordano. Per ridurre qualsiasi tipo di rifiuto basato sull’utilizzo di sacchetti monouso è fondamentale portare con noi delle borse della spesa riutilizzabili e facilmente lavabili come le borse di stoffa, che resistono a lungo e si possono riutilizzare per anni. A casa nostra, ormai, spesso è difficile disporre delle tradizionali buste di plastica dei supermercati.

  • Non usiamo piatti, bicchieri e posate monouso.

Praticamente li abbiamo banditi dalla nostra casa da più di 25 anni. Si tratta di una scelta molto importante per ridurre i rifiuti di plastica. Non parliamo del loro utilizzo occasionale, che magari per necessità può capitare un paio di volte all’anno e, in questo caso, non è difficile optare per quelli di carta, ma di chi sistematicamente acquista piatti e bicchieri di plastica monouso quando potrebbe utilizzare senza problemi le normali stoviglie lavabili. Noi troviamo molto comodo e pratico usare stoviglie che si possono lavare evitando anche quelle difficili situazioni con piatti che si piegano e posate di plastica che si spezzano. Le tradizionali posate in acciaio sono, senza dubbio, più pratiche e funzionali… e belle. Riflettiamo sulle nostre scelte: di piatti, bicchieri e posate usa-e-getta possiamo davvero fare a meno.

  • Usiamo contenitori riutilizzabili.

Un altro modo intelligente per ridurre i rifiuti di plastica nelle nostre case è la scelta di contenitori lavabili e riutilizzabili per trasportare e conservare i cibi. In questo modo abbiamo a disposizione degli oggetti davvero duraturi che ci permettono, ad esempio, di portare con noi facilmente il pranzo al lavoro o di conservare i cibi in frigorifero senza produrre rifiuti. 

  • No alle cannucce

Sono tra gli strumenti che hanno vita più breve e sono del tutto inutili. Noi ne facciamo a meno. E se in casa prepariamo

succhi e frullati e preferiamo berli con la cannuccia perché è divertente, basta usare gli ziti come ha pensato di fare un barman per ridurre l’enorme quantità di cannucce usate dai suoi clienti, oppure uno stelo di paglia come usavamo fare tanti anni fa.

  • No cotton fioc

Nella nostra casa sono banditi i dannosissimi cotton fioc con il bastoncino in plastica. C’è chi ha la pessima abitudine di  gettarli nel water e ce li ritroviamo puntualmente sulle nostre spiagge. Basterebbe usare il modello con il bastoncino in cotone,

o meglio ancora, lavarsi  con le dita come si è sempre fatto. 

  • Limitiamo i cibi ed i prodotti imballati in plastica

Questa è probabilmente una delle sfide più difficili che affrontiamo: noi cerchiamo di limitare i prodotti con gli imballaggi in plastica. Parliamo soprattutto di formaggi confezionati, biscotti, prodotti surgelati e affini che acquistiamo sfusi da salumiere o al banco a servire al supermercato con la richiesta di evitare imballaggi inutili. Spesso veniamo ringraziati per questo dagli esercenti. Alcuni imballaggi, con particolare riferimento a quelli dei biscotti e della frutta secca, contengono materie plastiche miste e non sono riciclabili. Comunque controlliamo bene sulle confezioni scegliendo il più possibile prodotti alimentari che abbiano imballaggi riciclabili, ad esempio in carta, cartone o vetro.

  •  Facciamo la spesa nei negozi di prodotti sfusi.

Noi ci indirizziamo a fare la spesa in negozi di prodotti sfusi presenti nel nostro quartiere. Possiamo acquistare  molti prodotti senza imballaggio. Nei negozi di prodotti sfusi e alla spina troviamo anche cereali per la colazione, legumi secchi per le zuppe, frutta secca senza imballaggi di plastica.

Volontariamente non completiamo quello che potrebbe essere un decalogo per chiedere a voi, che ci seguite, le buone pratiche che avete adottato nella vita nelle vostre case da condividere e diffondere.

E’ gradita, quindi, la vostra partecipazione.

Grazie.





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